Ciao a tutti!
Ho impiegato poco
tempo a capire quanto sia importante conoscere la lingua tedesca per uno
straniero che ha deciso di trasferirsi (per quanto, non si sa ancora) in
Germania. L’inglese va bene a tamponare questa lacuna linguistica in ambito
lavorativo. Devo dire che me la sto cavando abbastanza bene, nonostante in
ufficio e in laboratorio non tutti sappiano l’inglese. Fuori dal contesto
lavorativo, l’importanza dipende dalle situazioni. Se devo esclusivamente fare
degli acquisti nei negozi, l’inglese è più che sufficiente. Gli addetti degli esercizi
commerciali sanno tutti parlare un discreto inglese, specialmente tra le
giovani generazioni. Ciò è dovuto anche alla presenza di una base militare
americana a pochi chilometri da Schweinfurt. Il problema del conoscere solo l’inglese
sta nel fatto che è praticamente impossibile aprire una rete sociale senza
conoscere la lingua locale.
Parola d'ordine: lernen = imparare! |
Di questi fatti
ne ero almeno parzialmente conscio alla partenza. Non a caso, già prima di
partire per la Germania, mi ero procurato un po’ di materiale per cominciare ad
imparare questa folle lingua. Un dizionario, un libro di grammatica, un
frasario e un corso completo di CD audio. Beh, quest’ultimo aveva un titolo piuttosto accattivante, “Il
tedesco in 30 giorni”. Ogni giorno, una lezione. Beh, ovviamente so che non è
un mese il tempo necessario ad imparare una lingua di questo tipo. Non è l’inglese,
il tedesco.
Ma intanto
iniziamo da qui, imparando le varie coniugazioni del verbo essere e del verbo
avere. E mentre sfogli il libro, scopri che molti cognomi qui, se letteralmente
tradotti in italiano, rivelano parecchie nonché divertenti sorprese. Specie
quando i tuoi colleghi in Italia avrebbero come cognome Volpe, Avversario,
Autunno, Giovane. A parte i risvolti simpatici, c’è da lavorare parecchio. Non
è la strana pronuncia del ch o le
varie coniugazioni verbali a spaventarmi, bensì i megaparoloni incomprensibili che
non sono altro che composizioni di altre parole più semplici. Pure Stefan, uno dei colleghi con i quali collaboro di più, si mette a ridere quando mi pronuncia una di queste parole lunghe anche venti o venticinque lettere.
Autodidattica già
avviata, un corso in azienda con altri colleghi stranieri e bisognosi di
lezioni, un ulteriore corso (forse) alla Volkhochschule di Schweinfurt. E per
ultimo, ma non di certo per importanza, l’aiuto dei colleghi. Queste sono le
armi di cui dispongo per combattere la mia personale guerra contro il tedesco. Una
guerra che voglio chiudere da vincitore.
Bis bald!
Stefano
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