"Al tramonto il vento del nord disperde la tempesta, come d'incanto. Illuminato dagli ultimi raggi radenti, il cono del Monte Bianco riappare etereo nel vento polare che fa fumare le sue creste. Ora abbiamo veramente vinto. Domani prima del sorgere del sole scenderemo a valle. Con il naso schiacciato contro i vetri, Oggioni ammira ancora una volta la sua vetta che, ironia della sorte, ha potuto toccare prima ancora che vedere. Poi cala la notte, ci avvolgiamo nei nostri sacchi gommati, e come tante altre volte ascoltiamo l'urlo del vento, ma con la ritrovata gioia di vivere."
Walter Bonatti, I miei ricordi
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Il Pilastro Rosso di Brouillard (fonte: gulliver.it) |
Il Monte Bianco è per Walter Bonatti la sede preferita per allenamenti impegnativi ed esperimenti alpinistici, ripetendo le vie storiche, nonché il terreno di caccia per nuove prime ascensioni. Prima del 1959, il curriculum alpinistico di Bonatti sul massiccio più alto d'Europa conta già alcune prime ascensioni di grande rilievo, come la
prima salita della parete est del Grand Pilier d'Angle. Ma anche veri e propri exploit, come la famosa salita al Grand Capucin lungo la parete est e l'impresa in solitaria sulla parete sud-ovest dell'Aiguille du Dru.
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Da La Stampa dell'8 luglio 1959 |
Bonatti nel luglio del 1959 vuole aggiungere un'altra prima assoluta: una salita al Monte Bianco, risalendo il Pilastro Rosso di Brouillard, e seguendo dunque la cresta di Brouillard per arrivare in vetta. In questa impresa non sarà solo ma accompagnato da uno dei pochi alpinisti con cui si è legato in cordata con fiducia, Andrea Oggioni.
Questa salita è ricordata da Bonatti non come la più complessa, nonostante la definisca «una delle più belle, più lunghe e più difficili scalate che abbiano come punto d'arrivo il Monte Bianco» ma come una delle più funestate dalle condizioni meteorologiche. La salita del pilastro, di per sé, procederà alla grande, se non per la stalattite di ghiaccio dalla quale partono schegge che colpiscono Oggioni in pieno volto. Questa, nelle diciotto ore di ascesa, risulterà essere l'unico inconveniente, un'inezia a confronto con ciò che li aspetterà.
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L'itinerario seguito per salire il Bianco passando per il Pilastro Rosso di Brouillard |
Superato il Pilastro Rosso di Brouillard, c'è ancora da percorrere la cresta per arrivare in vetta. I due si fermano poco oltre, per iniziare il bivacco, e rimandano al giorno dopo il completamento dell'itinerario. Nella notte, Bonatti, da alpinista consumato nonostante la giovane età, si accorge che qualcosa sta cambiando, che il maltempo sta arrivando. Non c'è tempo da perdere, bisogna ripartire. E bisogna farlo in fretta. Alle 5.10 del mattino ripartono spediti lungo la cresta: la via d'uscita più logica è la salita in vetta per poi riparare sul versante francese e sulla capanna Vallot. Ma prima, bisogna salire sul Picco Luigi Amedeo e sul Monte Bianco di Courmayeur.
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Da La Stampa dell'8 luglio 1959 |
Il temporale infuria già sul Vallese, e velocemente sta per arrivare sul Monte Bianco. La tempesta è veloce, ma di grande potenza. Il vento produce un rumore tale da impedire qualsiasi tipo di comunicazione. Ogni forma è confusa nel ghiaccio e nella nebbia. I lampi sono ovunque attorno a loro, Bonatti e Oggioni si ritrovano obbligati a gettare periodicamente la piccozza sul ghiaccio per non rischiare di rimanere fulminati - cosa peraltro non facile, perché l'aria è carica di elettricità al punto tale che gli oggetti tendono a sembrare incollati alle mani.
Ma finalmente, dopo cinque ore di calvario nel maltempo più furioso, spuntano alcune orme: è la vetta. Le fatiche, raddoppiate, triplicate dalla tempesta, stanno per finire. Per entrambi c'è un moto di gioia, per averla scampata, per aver portato a termine l'impresa - e per Oggioni, è la prima volta sul Monte Bianco.
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La verticalità del granito rosso del Pilastro di Brouillard (fonte: teamctblog.climbingtechnology.com) |
Ancora due ore e i due potranno ripararsi nella capanna Vallot. La brutta avventura sarà solo più ricordo e la paura lascerà lo spazio alla soddisfazione per l'impresa.
È un'impresa, questa, non la più famosa - pochi infatti collegano il nome di Bonatti al Pilastro Rosso di Brouillard - ma sicuramente una di quelle che meglio illustra la tempra indomabile di Walter Bonatti e le sue capacità alpinistiche a 360°, che includono la bravura nel tirarsi fuori dai guai. Non di sola scalata, insomma, sono fatti i fuoriclasse dell'alpinismo.
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