Marco Albino Ferrari, Frêney 1961
Un'opera straordinaria in un contesto di immane tragedia: questo il primo pensiero che ho avuto dopo aver riletto (cinque anni dopo la prima volta) Frêney 1961, il romanzo-cronaca di Marco Albino Ferrari sul dramma del Pilone Centrale del Frêney. In assoluto, uno dei volumi di "letteratura di montagna" che conservo con più affetto, per tanti motivi. Innanzitutto perché mi ha aiutato a comprendere la figura non solo alpinistica ma soprattutto umana di Walter Bonatti. In secondo luogo, perché non è solo il racconto di una delle più grandi tragedie della storia dell'alpinismo - forse la più grande della seconda metà del XX secolo - ma un vero e proprio romanzo thriller.
Per chi non conoscesse la vicenda, consiglio di leggere questo mio post più approfondito in cui ho raccontato questa pagina di alpinismo. In breve, nel luglio 1961 una cordata italo-francese di sette uomini, tra cui Bonatti, si ritrova bloccata dal maltempo sulla parete del Pilone Centrale del Frêney per circa quattro giorni, salvo poi tentare una disperata ritirata, che in condizioni proibitive, porterà alla morte di quattro dei sette componenti della spedizione. Ferrari, che di montagne è un grande esperto (è direttore di Meridiani Montagne), racconta con grande dovizia di particolari e dettagli puramente tecnici la cronaca della salita, del bivacco e della ritirata. Ma grazie alla documentazione dell'epoca (giornali in primis) e alle testimonianze di chi è sopravvissuto alla tragedia (Bonatti, Gallieni, Mazeaud) e di chi ha vissuto in prima persona quei giorni drammatici, Ferrari ha ricostruito scene di grande carica emotiva, i dialoghi tra gli alpinisti, i pensieri e riflessioni dei protagonisti nei momenti di tensione. Ha ricostruito in parole i timori degli alpinisti e lo sgomento di familiari e conoscenti a valle. Rendendo questi fatti di mera cronaca un avvincente romanzo thriller, in cui il susseguirsi degli eventi è costantemente intervallato da colpi di scena.
Nel racconto della tragedia, Ferrari lascia sempre una porta aperta alla speranza: anche leggendo per la seconda volta questo libro, e nonostante la vicenda fosse a me ben nota, mi rimane sempre la sensazione che in questa storia, da un momento all'altro, possa esserci un punto di svolta positivo. Fulmini in ogni dove, bufere di neve, bivacchi all'addiaccio, ritirata in condizioni impossibili, lo sfinimento che uccide, crepacci traditori, corde ghiacciate, soccorsi che non arriveranno mai, la pazzia che prende il sopravvento... eppure lo spiraglio per un finale felice c'è sempre. Proprio quello spiraglio che Bonatti inseguì in quegli sciagurati giorni , fiducioso che non sarebbe stata la sua fine, consapevole che solo mantenendo accesa nel cuore e negli occhi la luce della speranza, si poteva uscire dall'incubo.
Frêney 1961: un libro di montagna, adatto anche a chi la montagna non la conosce, ma anche un formidabile thriller, da leggere tutto d'un fiato.
A presto!
Stefano
Giudizio: 10/10 ■■■■■■■■■■
Ho scoperto per caso il tuo blog cercando immagini su Google della salita di Bonatti al Dru.
RispondiEliminaFantastico!
Grazie di condividere questo articoli che permettono di ricordare i grandi del passato.
Massimo
Grazie Massimo, i tuoi complimenti sono una preziosa gratifica del lavoro fatto :-)
EliminaQuest'anno, a 5 anni dalla morte di Walter Bonatti, ho dedicato alcuni post alle sue imprese più famose in montagna. Si possono trovare tutti sotto l'etichetta "Bonatti-La leggenda" (questo il link: http://stefano-vda.blogspot.de/search/label/Bonatti-La%20Leggenda)
Li ho letti.
RispondiEliminaGrazie!
Massimo