Gian Luca Gasca, 54 giorni nel cuore delle Alpi
Di questo grande viaggio tra le Alpi, ne avevo già parlato poco più di un anno fa (vedi post). Da Trieste a Nizza, in poco meno di due mesi, solo con la forza delle proprie gambe o l'ausilio dei mezzi pubblici. Beh, ora il viaggio è finito e questa esperienza non è andata di certo persa. È diventata un libro di preziose testimonianze. Perché ogni luogo calcato da essere umano ha una sua storia, piccola o grande, da raccontare. E da tramandare, come ha fatto Gian Luca Gasca con 54 giorni nel cuore delle Alpi: un meraviglioso diario di viaggio che mescola le emozioni di un appassionato di montagna a tu per tu con le grandi vette alpine e gli uomini che le hanno rese celebri, con i ricordi di vicende passate e le riflessioni sul futuro di un ambiente sempre più difficile da proteggere.
Il viaggio di Gian Luca, raccontato brillantemente nelle pagine de 54 giorni nel cuore delle Alpi, mette a nudo tutti i problemi che affliggono il mondo della montagna al giorno d'oggi. Ce n'è di ogni tipo: dall'incuria dei sentieri del Carso all'eccessiva abbondanza di impianti a fune in Svizzera, dallo spopolamento delle valli più impervie alla totale mancanza di mezzi pubblici di alcune zone, dalla conservazione della biodiversità naturale fino all'aspetto, per me eticamente più brutto: la distruzione dell'ambiente montano per il mero sfruttamento economico e commerciale. La denuncia di Gasca è diretta, priva di retorica, e non può che aprire una seria riflessione in chi la montagna la frequenta abitualmente.
Oltre alle (condivisibili, dal mio punto di vista) argomentazioni sullo stato in cui versa l'ambiente montano oggi, trovo che questo libro sia un'avvincente raccolta di storie collegate alle montagne che Gasca ha salito o attorno alle quali ha camminato. Ci sono le grandi scalate al Cervino, che gli appassionati di montagna probabilmente conoscono, ma anche le vicende meno conosciute ai più (me compreso),di Julius Kugy e Sepp Innerkofler. Ci sono le imprese dei più grandi alpinisti italiani, da Comici a Bonatti. Ma soprattutto, ci sono tanti pezzettini della storia d'Italia che rappresentano un filo diretto con la montagna, come le vicende legate alla diga del Vajont, alla Grande Guerra e allo sfruttamento delle miniere di Cave del Predil. Ribadisco il soprattutto: un viaggio non è mai fine a sé stesso se diventa una testimonianza di vita. E di vite. Il viaggio di Gasca, fine a sé stesso, non lo è stato di certo.
Bis bald!
Stefano
Giudizio: 9/10 ■■■■■■■■■■
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