venerdì 15 luglio 2016

Bücher: Ama il tuo nemico

"Dai sobborghi di Città del Capo, Durban, Port Elizabeth e Johannesburg giunsero storie di signore bianche che, abbandonando secoli di pregiudizi e restrizioni, abbracciavano le domestiche nere, ballando con loro nei viali alberati di impeccabili quartieri come Houghton. Per la prima volta i mondi paralleli dell'apartheid si unirono, le due metà divennero una cosa sola, ma in nessun luogo più apertamente che a Johannesburg e a Ellis Park in particolare, dove il carnevale di Rio si sommò alla liberazione di Parigi in un'esplosione di maglie verdi. Un vecchio signore nero in mezzo alla strada sventolava una bandiera sudafricana e gridava: «Il Sudafrica è libero! Gli Springboks ci hanno resi liberi e fieri!»"
John Carlin, Ama il tuo nemico


È più difficile descrivere la grandezza di un libro a partire dallo stile di scrittura, dal modo in cui viene condotta la narrazione, dall'intreccio dei fatti che compongono la trama, oppure a partire dalla storia stessa (tutta vera)? Questo è il mio grande dilemma, giunto alla conclusione de Ama il tuo nemico di John Carlin. Questa mia rilettura di un libro con il quale mi sono già confrontato cinque anni fa nasce dal rientro dal Sudafrica. Fortissimo era il desiderio di rileggere questo testo che racconta una storia di crudeltà, di disumanità, che diventa redenzione e rinascita, umana, politica e sportiva. È la storia del Sudafrica, dell'apartheid e di come lo sport abbia messo la parola fine su decenni di atroce segregazione razziale.
La grandezza de Ama il tuo nemico risiede sicuramente nella storia della seconda metà del XX secolo del Sudafrica, segnata da una macchia che il figlio più illustre di questa terra a provato a rimuovere. Senza armi, senza violenza, solo con la forza delle idee, dei sogni e dell'amore. Tutto ruota ovviamente alla figura di Nelson Mandela, il vero artefice del miracolo sudafricano, e ai mondiali di rugby del 1995, disputatisi proprio in Sudafrica e vinti dagli Springboks, la nazionale sudafricana di rugby, per i neri un simbolo dell'apartheid. Una storia che consiglio di leggere, per conoscere il miracolo non solo sportivo, ma soprattutto politico e sociale che ne conseguì - a meno che abbiate già visto Invictus, il lungometraggio diretto da Clint Eastwood ispirato proprio dal libro di Carlin.
La grandezza della narrazione di Carlin sta nell'aver reso godibile un argomento potenzialmente pesante, per le implicazioni strettamente politiche e per i contenuti forti: l'apartheid è in fondo un sinonimo di violenza, fisica e soprattutto psicologica. Scrittura semplice, scorrevole, pagina dopo pagina. Il taglio è chiaramente giornalistico, ma se le emozioni paiono non trasparire inizialmente dalla penna di Carlin, in Ama il tuo nemico si vive un crescendo di pathos che sfocia inevitabilmente nell'apice dei fatti del giugno del 1995. La bravura di Carlin non si limita allo stile coinvolgente ma si estende alla capacità di inserire alla perfezione storie minori all'interno della trama principale, storie che dipingono perfettamente il quadro pre- e post-apartheid. La storia del rivoluzionario della township diventato avvocato, del teologo afrikaner, del giocatore bianco che sensibilizza gli Springboks, del carceriere affascinato dal carisma di Mandela, dell'avvocato bianco che prende la difesa dei neri, il giornalista che da un giorno all'altro diventa sostenitore di Mandela... Vicende di per sé inutili alla trama, ma fondamentali per contestualizzare il periodo storico.
Mandela + Carlin, il mix che racconta gli anni della risurrezione sudafricana e che spiega, in poco meno di trecento pagine, che "se non si può parlare alle menti, allora si deve parlare ai cuori".
Bis bald!
Stefano

Giudizio: 10/10 

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