Il post di oggi è dedicato ad una scampagnata del fine settimana, in compagnia di Giulia: dieci giorni fa ho infatti esaudito il desiderio di recarmi ad Albugnano, un piccolo comune del basso Monferrato. Esso ospita uno degli edifici religiosi più importanti dell'intero Piemonte: l'abbazia di Santa Maria di Vezzolano, che prende il nome dall'omonima frazione di Albugnano.
Nel chiostro di Santa Maria di Vezzolano |
Il desiderio di recarmi in questa abbazia, rimasto inesaudito per cinque anni, nasce da un confronto sulla storia dell'arte tra me e il mio collega Giuseppe, che in materia di arte e cultura è vero esperto – molto, se non di più, di tante persone che in questo campo ci lavorano. Conoscendo la mia passione per lo stile romanico, mi raccomandò una visita in questo luogo a qualche decina di chilometri da Torino.
Immersa nel verde |
Superfluo dire quanto sia stato bello arrivare – in macchina – ad Albugnano. Superato il territorio di Castelnuovo Don Bosco, si entra in pieno Monferrato, un'area che, devo ammetterlo, non ho mai scoperto fino in fondo. Questa gita mi ha fatto riassaporare il piacere di viaggiare nella mia regione, grazie anche ai panorami che si possono contemplare lungo i vari saliscendi tra le colline del Monferrato.
L'abbazia di Santa Maria di Vezzolano è posta in un luogo singolare: giunti ad Albugnano, la strada scende in picchiata verso una conca alberata, nella quale sembra difficile immaginare la presenza di un edificio religioso. Invece no, proprio in fondo a questo pendio che scende da Albugnano, trova luogo questo scrigno del romanico piemontese.
Il fascino del mattone |
La location inusuale per un'abbazia (non sono poste sempre in cima a qualche collina?) può essere spiegata tramite la leggenda che ne narra la sua fondazione. Le origini di Santa Maria di Vezzolano sono da attribuire a niente popò di meno che Carlo Magno. Fu proprio l'imperatore a voler costruire qui l'abbazia, nel luogo in cui, come tramanda la leggenda, venne colto da malore (o era una visione? Ora non ricordo) durante una battuta di caccia.
In realtà il primo documento che attesta la presenza del complesso abbaziale risale al XI secolo. Retta da canonici che rispettavano la regola agostiniana, l'abbazia mostra chiaramente il suo periodo di splendore durante il Medioevo. Successivamente, solo un lento declino fino al periodo della dominazione napoleonica, durante la quale viene relegata a cappella campestre.
La facciata di Santa Maria di Vezzolano |
Dal punto di vista artistico è un'opera meravigliosa e con tratti decisamente originali, tra cui una facciata con una struttura a salienti (elemento architettonico compreso solamente in occasione di questa gita) e una navata centrale all'interno caratterizzata dallo jubè, quasi un muro che funge da separazione tra l'ingresso alla chiesa e al luogo di culto vero e proprio. L'interno possiede quella splendida austerità tipica del romanico, che conferisce un'aura di spiritualità molto più accentuata.
A fianco dell'abbazia si trova invece il chiostro, che ti lascia letteralmente a bocca aperta. Non tanto per la bellezza architettonica, quanto per gli affreschi, visibilmente segnati dal tempo, ma che rendono questo luogo speciale, vissuto, in cui trapela la sensazione che queste mura e queste pitture possano raccontare qualcosa.
Affreschi sulle mura interne del chiostro |
Nelle sale che circondano il chiostro si trovano alcune mostre: una di esse prova a spiegare la storia della costruzione di Santa Maria di Vezzolano, e provano a darne una migliore interpretazione, con riferimenti alla filosofia, alla geografia e alla matematica. Tutto molto affascinante nonché misterioso… L'altra è un invito alla visita delle opere romaniche del Monferrato. Uno spunto questo, assieme alla presenza del percorso escursionistico Superga-Vezzolano-Crea e ad un viaggio di ritorno affascinato da questi colli e questi paesini su di essi abbarbicati, che cresce in me il desiderio di ritornare nel Monferrato. Senza aspettare altri cinque anni, possibilmente.
A presto!
Stefano
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