Firenze è una città in grado di ammaliare tutti coloro che vi si recano in visita. D'altronde, con la quantità di cultura e di bellezza che vi si può trovare, è presto spiegato. Ma una cosa più di ogni altra mi ha sempre stregato del centro storico fiorentino, forse perché costituisce un unicum nel mondo, ed è la Loggia della Signoria, forse più conosciuta come la Loggia dei Lanzi.
Un monito su Piazza della Signoria |
Perché sento il fascino di questo monumento storico fiorentino? Forse perché mi piace essere travolto dal fascino di un qualcosa di assolutamente unico al mondo (si, ok, a Monaco di Baviera c'è qualcosa di simile, o meglio, ampiamente ispirato alla Loggia dei Lanzi, ecco). Non conosco altrove, in così pochi metri quadri e in una simile cornice, una tale quantità di arte esposta al pubblico. E poi, le forme: il porticato della Loggia dei Lanzi trasforma l'esposizione di alcuni capolavori della scultura italiana in un vero e proprio spettacolo teatrale. Solo a Firenze l'arte viene esposta in questo modo, con grandissimo coraggio. Gli spazi ampi della Loggia dei Lanzi permettono di fermarsi un attimo in più, a contemplare la leggiadria dei marmi e dei bronzi che trovano superbo riparo sotto questo "tetto" edificato nel XIV secolo, durante il primo periodo della Repubblica fiorentina.
La Loggia dei Lanzi |
La Loggia dei Lanzi ha una storia tutta sua già nel nome e nella sua costruzione. Il nome deriverebbe dal numero corposo di lanzichenecchi che formavano la guardia privata di Cosimo I de' Medici. La costruzione risale alla fine del Trecento e fu commissionata per ospitare le cerimonie pubbliche della Repubblica. Dal Cinquecento, essa fu utilizzata per esporre alcune opere scultoree, che però non furono scelte a caso. Una di queste, la più celebrata tra le presenti, fu addirittura commissionata dal Granducato di Toscana. Si tratta del Perseo con la testa di Medusa, il bronzo di Benvenuto Cellini.
Il Ratto delle Sabine del Giambologna |
Quest'ultima opera ha una storia piuttosto distinta, a partire dalla commissione di Cosimo I de' Medici: nelle sue intenzioni si voleva simboleggiare, con il taglio della testa di Medusa da parte di Perseo la fine dell'esperienza repubblicana a Firenze, e con i serpenti che escono dalla testa le numerose discordie create dalla repubblica stessa. Ma la fama dell'opera di Cellini sta nella sua tecnica di realizzazione: non per brasatura, come la maggior parte dei bronzi, ma per fusione. L'operazione fu molto complessa (basta vedere quanto è distante la testa di Medusa dal corpo centrale di Perseo), si narra addirittura che Cellini dovette fondere le stoviglie presenti nella sua abitazione e bruciare alcuni mobili.
Perseo con la testa di Medusa di Benvenuto Cellini |
Oltre all'ottocentesco Ratto di Polissena e al "romano" Patroclo e Menelao, le altre due opere di rilievo appartengono al Giambologna. Si tratta del Ratto delle Sabine e di Ercole e il centauro Nesso, capolavori della scultura marmorea, due opere che fanno della torsione la loro caratteristica principale. Non si possono osservare da un solo lato, vanno circoscritte con lo sguardo, circumnavigate, per poterle ammirare in tutta la loro potenza. Perché di potenza si tratta, che sia quella di Ercole nell'intento di uccidere il centauro Nesso o dell'uomo che rapisce con rabbia una giovane donna. Il marmo scolpito dal Giambologna sembra sprigionare audacia e forza viva. Ed emoziona, non c'è null'altro da aggiungere. Come tutte le altre opere che giacciono sotto la volta della Loggia dei Lanzi, come tutte le altre statue di Piazza della Signoria, è pietra che prende vita.
Bis bald!
Stefano
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