La montagna lucente, illuminata dalle ultime luci del tramonto (fonte: mountainsoftravelphotos.com) |
Cassin e Oberto il 1° luglio sfuggono miracolosamente a una gigantesca slavina che scivolando dalla cima del «Gasherbrum V» (un altro picco dello stesso massiccio) attraversa tutta la valle. Nei giorni successivi altri due campi vengono fissati a quote superiori sino ai 7200 metri. Il tempo stringe. Si sta approssimando il periodo dei monsoni. Terribili, violentissimi venti investono le gole dei monti e le pareti, strappando letteralmente gli alpinisti. Il 14 luglio il primo tentativo.
Bonatti, Cassin e Mauri durante la spedizione al Gasherbrum IV (fonte: fuorivia.it) |
Bonatti e Mauri partono alle 4 del mattino dal campo n.5 e si avventurano sulla cresta nord-est. Affrontano difficoltà di quarto e di quinto grado, investiti dal vento che si fa sempre più violento. Alle 11.15 i due alpinisti sono a duecento metri dalla vetta. Vedono già a portata di mano la vittoria. A questo punto il tempo si fa proibitivo. Nonostante l'audacia più volte dimostrata, Bonatti e Mauri devono desistere.
L'annuncio su La Stampa del 23 agosto 1958 (oltre due settimane dopo la conquista della vetta!) |
Il maltempo non dà tregua. Cassin allora decide di ritirare i suoi uomini al campo base. Dopo una pausa per riorganizzare i campi, si ritenta l'impresa.
Sono le 5 del mattino quando Mauri e Bonatti lasciano il campo n.6 e si avviano verso la cresta finale. Il cielo è sereno, ma soffia un vento dannato. La temperatura è bassissima. I due scalatori superano di slancio la Torre Grigia, la terza Torre e la Torre ultima, affrontando quindi la cresta di nord-est, che rappresenta la chiave dell'arrampicata, attraverso una erta «seraccata» di ghiaccio. Superata questa, grazie all'impiego di numerosi chiodi, Bonatti e Mauri procedono oltre il cono di neve, affrontando la delicatissima cresta dove la neve copre pericolosamente i lastroni di ghiaccio. Finalmente, alle dodici, la vetta. Un abbraccio, qualche rapida fotografia e il tempo di piantare le bandiere. Poi i due vincitori iniziano la discesa, spinti dell'approssimarsi dell'uragano. Nel suo dispaccio, Cassin descrive la discesa, resa infernale dalla bufera. Il momento critico è durante il passaggio dal campo n.6 a quello n.5. Bonatti e Mauri devono far ricorso a tutta la loro forza d'animo e a tutte le loro energie di giovani alpinisti per superare le difficoltà rese indescrivibili dal vento e dalla temperatura oscillante sui 40 gradi sotto zero. Alla fine i due sono stremati.
Bonatti in cima a braccia alzate, è la foto simbolo della conquista del Gasherbrum IV (fonte: banff.it) |
In un breve messaggio di Walter Bonatti, giunto oggi a Genova dal campo base del «Gasherbrum IV», a quota 5250, sono contenute ulteriori notizie sull'ultima fase della impresa alpinistica. Walter Bonatti scrive: «Tutti i miei compagni, meno Maraini (si tratta dello scrittore-fotografo della spedizione) erano partiti scaglionati nei giorni scorsi per preparare i campi. Carlo (Mauri) ed io, destinati all'assalto finale siamo stati gli ultimi a muoverci».
«Siamo partiti il primo giorno in quattro e abbiamo raggiunto la quota 7700, dove abbiamo fissato il sesto campo, e il giorno dopo alle 5.30 Carlo ed io siamo partiti per la vetta, che abbiamo raggiunto alle 12.38». Bonatti aggiunge che la salita è stata difficilissima, anche per le condizioni atmosferiche che hanno poi reso particolarmente arduo anche il ritorno."
La Stampa, 23 agosto 1958
Nessun commento:
Posta un commento