mercoledì 17 agosto 2016

Berlino Express: i trentasei ontani

Provare a spingersi un po' più in là. Questo è il vero motore dietro il palco di ogni mossa di un maratoneta. Ed è anche questo che mi ha spinto, in questi ultimi giorni, a volte torridi ma mai freddi e spesso umidi, ad andare oltre ciò che mi ero posto all'inizio. Durante il mio ultimo post sulla preparazione dell'imminente maratona di Berlino, ho raccontato di come le mie prestazioni in allenamento siano migliorate rispetto ad un anno fa e durante la sessione stessa di esercizio. Perché non andare oltre le quattro ripetute in salite e provare di nuovo a correrne cinque, come feci l'anno scorso? Detto, fatto. La settimana che sta per chiudersi è stata incentrata su questo allenamento e le indicazioni fornite sono rassicuranti.

Con il fiato corto su Bergstraße

Il meccanismo è quello di sempre, già raccontato nel precedente post: un chilometro o poco meno al fine di guadagnare un po' sul passo e completare il riscaldamento, poi le agognate cinque serie da cinque salite (e conseguenti discese) di 150 metri, serie tra di loro divise da un tratto di scarico di circa 800-900 metri, in cui prendere il fiato; al termine, ancora un chilometro di scarico con rampetta finale.
Guardando i numeri, il dato più importante è sulla prestazione complessiva: tra i due e i tre minuti in meno nell'intera uscita, tra gli otto e i dodici secondi in meno sul passo medio. Mediamente, sono più veloce in salita, ma è il tempo di recupero che è migliorato: per ritrovare le energie necessarie (lungo il viale dai trentasei ontani che danno il titolo al post) ad affrontare una salita mi serve meno tempo. Molto meno tempo, quasi trenta secondi, un dato importante in vista di una maratona. Migliora anche la gestione dell'allenamento stesso: se spesso la serie di salite più lenta l'anno scorso era spesso alla fine, quando le energie rimaste scarseggiavano, ora la serie più lenta è all'inizio. Gestire le forze, questo un altro punto chiave di una maratona.

Confronto tra 2015 e 2016 sulle cinque serie in salita: un bel miglioramento

Chissà cosa staranno pensando le varie persone che mi incrociano su queste viuzze di città, sudato, con la lingua di tanto in tanto penzoloni, a volte con una testa che ondeggia per la fatica. Penseranno che sono pazzo. Vorrei dir loro che no, non sono fuori di testa. Al contrario, per terminare questi allenamenti ci va una forza e una lucidità mentale non comuni. Voglio solo correre una maratona, e voglio farlo nel migliore dei modi. Per questo non mi risparmio. Non l'ho mai fatto, non smetterò di farlo di certo ora.
Bis bald!
Stefano

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