domenica 28 agosto 2016

Bücher: L'amica geniale

"«Sai cos'è la plebe?». «Sì, maestra». Cos'era la plebe lo seppi in quel momento, e molto più chiaramente di quando anni prima la Oliviero me l'aveva chiesto. La plebe eravamo noi. La plebe era quel contendersi il cibo insieme al vino, quel litigare per chi veniva servito per primo e meglio, quel pavimento lurido su cui passavano e ripassavano i camerieri, quei brindisi sempre più volgari. Ridevano tutti, anche Lila, con l'aria di chi ha un ruolo e lo porta fino in fondo."
Elena Ferrante, L'amica geniale


L'amica geniale non è un opera che ha bisogno di particolari presentazioni o celebrazioni. Indubbiamente è il caso editoriale italiano degli ultimi anni. Chi lo ha letto ne ha parlato come di un capolavoro, si vociferava anche di una candidatura al Nobel. Mia moglie ha atteso gli ultimi volumi con impazienza e da lei ho avuto commenti entusiastici a riguardo. Dunque, era più che naturale che prima o dopo, mi sarei dovuto confrontare con questa serie che han il suo incipit ne L'amica geniale.
A rendere tutto più affascinante è certamente il fatto che l'autrice, tale Elena Ferrante, altro non è che un nome fittizio, dietro il quale non si sa chi si nasconda, né tantomeno ci è dato di sapere se è un uomo o una donna. Confrontarsi con il primo volume di questa serie, è stato anche un po' come provare a confrontarsi con le idee di uno scrittore/scrittrice del quale si sa sostanzialmente nulla.
L'amica geniale è – quantomeno nel primo libro della serie - il racconto di un sentimento, il sentimento reciproco di amore e odio tra Elena Greco (Lenù) e Raffaella Cerullo (Lila), due giovani delle quali viene raccontata l'infanzia e l'adolescenza in una Napoli degli anni Cinquanta. Al centro del libro vi è proprio la contrapposizione tra Elena (la voce narrante) e Lila, due personalità agli antipodi: il loro rapporto, imprescindibile per entrambe, nasce da un legame intellettuale per il quale Lila diventa per Elena la chiave per emerge nel piccolo contesto scolastico prima e nel più ampio percorso di studi, dopo. Unico fine per entrambe, è uscire dall'emarginazione sociale costituita dal rione povero di una Napoli del dopoguerra.
La scrittura è onesta, nel senso di chiara, senza troppi fronzoli, ma efficace. Con un linguaggio semplice, la Ferrante riesce ad delineare meccanismi psicologici tipici dell’essere umano, che sono insiti in ognuno di noi. Sono sentimenti naturali che non è facile, per capacità e coraggio, a manifestare ed ammettere: la colpa, l'invidia, il senso di inadeguatezza e inferiorità.
L'amica geniale, superata una fase iniziale un po' statica, inizia una progressiva e devastante accelerazione che porta naturalmente a voler conoscere l’esito della vicenda (che io, ahimé, dovrò aspettare fino alla fine del quarto romanzo). Ma il vero punto a favore dell’opera della Ferrante è nel dare vita con il solo uso delle parole a personaggi che sembrano veri, in carne ed ossa, essere umani che, pur senza descrizioni particolareggiate, è facile immaginarsi nella propria mente, solo tramite la lettura degli eventi. Anche per questo, è naturale rendersi spettatore della vicenda e aspettare, quasi con ansia, il prossimo colpo di scena.
Se devo trovare una pecca, è la scelta editoriale di spezzare in quattro volumi il romanzo, dettata chiaramente da logiche di incasso. Poi, probabilmente caricato da troppe aspettative, non ho ritrovato in questo primo volume la contestualizzazione storica che avevo immaginato. Ma ci sarà tempo per recuperare con i prossimi volumi, ne sono certo. È questo un libro che consiglio a tutti quanti, ma non solo perché L'amica geniale è buona letteratura, piacere ed intrattenimento. Questa è un'opera che, per l'importanza dei valori del riscatto sociale, dell'emancipazione e della lotta per provare a cambiare in meglio la propria situazione, andrebbe fatto leggere a scuola, accanto a tanti altri classici della nostra letteratura.
Bis bald!
Stefano

Giudizio: 9/10 

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