Cosa ci lascia quest'Olimpiade tricolore? Ci insegna come la pressione e le attese possano giocare brutti scherzi (Chamizo, Pellegrini), ma a volte siano il trampolino verso grandi successi (Paltrinieri). Ci insegna che i secondi posti, le medaglie d'argento, possano valere come oro quando l'avversario è superiore (Italvolley, Setterosa, beach volley), ma anche che siano sintomatici di scarsa convinzione o appagamento (i tre argenti nella scherma). Ci insegna che nulla è scontato nello sport, e un briciolo di ignoranza in più a questi livelli fa la differenza (Basile, Garozzo). Ci insegna che fare sport è bellissimo a qualsiasi età e remunerativo sia da giovani (Rossetti) che - perdonatemi il termine - da "vecchi" (Pellielo, Innocenti). Ci insegna che anche le mamme possono vincere (Bacosi, Cainero)). Ci insegna che il fattore umano, soprattutto in una squadra, è imprescindibile (pallavolo, pallanuoto e canottaggio). Ci insegna che le maledizioni, la sfortuna e le medaglie di legno possono finire (Cagnotto, Viviani, Bruni) o possono non finire mai (Ferrari).
Grazie quindi a tutti gli atleti (e agli italiani soprattutto per ragioni di bandiera), per i grandi momenti vissuti in queste due settimane. Momenti che si spera di rivivere tra quattro anni a Tokyo ma che sicuramente non verranno dimenticati. Io voglio ricordarli così, con una mini-"rassegna stampa" sui grandi momenti dell'Italia alle Olimpiadi di Rio de Janeiro 2016.
Bis bald!
Stefano
Rossella Fiamingo (scherma), argento nella spada individuale femminile
La saggia della scherma invece le ha scritto di come questo argento ora forse un po' amaro sarà apprezzato con l'esperienza. «La ringrazio. Per un attimo ho pensato di diventare come Valentina, mi sono illusa...».
Mauro Casaccia, La Stampa, 7 agosto 2016
Gabriele Detti (nuoto), bronzo nei 400 metri stile libero maschili
Anni passati a scherzare davanti a risultati sempre più importanti e quando arriva la medaglia olimpica non c'è nemmeno la forza di guardarla. Gabriele Detti si trasforma sul podio dei 400 stile libero, timido, incredulo, stupito da una gara che è andata esattamente come se l'era immaginata eppure era tutta diversa.
Giulia Zonca, La Stampa, 7 agosto 2016
Elisa Longo Borghini (ciclismo), bronzo nella corsa in linea femminile
Il ciclismo toglie, il ciclismo dà. Almeno all'Italia, che ieri ha perso una medaglia quasi certa con lo sfortunatissimo Vincenzo Nibali e oggi ne conquista una di bronzo a un certo punto insperata con Elisa Longo Borghini.
Lorenzo Vendemiale, Il Fatto Quotidiano, 7 agosto 2016
Odette Giuffrida (judo), argento nella categoria 52 kg femminile
A cinque anni Odette Giuffrida sognava di diventare una leggenda del nuoto. Ma un timpano perforato la mise davanti a una scelta. I genitori volevano che cambiasse sport. Provò con la danza classica e la ginnastica. Un giorno, vide il sorriso con il quale suo fratello maggiore tornava a casa ogni sera dalla palestra di judo. «Appena mi tolsi le scarpe per salire sul tatami capii che non ne sarei mai scesa. Per me non è una questione di agonismo, ma di felicità. Lì sopra sto bene, mi sento me stessa».
Marco Imarisio, Corriere dello Sport, 8 agosto 2016
Tania Cagnotto e Francesca Dallapé (tuffi), argento nel trampolino 3 metri sincro femminile
La medaglia di una vita, del risarcimento, di tutto. Tania Cagnotto completa un ciclo che è fatto di 10 Olimpiadi (5 per parte insieme a papà Giorgio) e trova la gemma più preziosa con Francesca Dallapé, la compagna e amica di un sincronizzato da 3 metri che è imbattuto in Europa da otto edizioni, ha preso due argenti mondiali e dopo il quarto posto beffardo di Londra si prende con gli interessi il podio. Rompe un sortilegio, porta per la prima volta sul podio le donne d'Italia. Un altro tabù che s'infrange. Chiamatela storia. In un pomeriggio uggioso, plumbeo e minaccioso a Rio, le lacrime e i sorrisi delle sorelle d'Italia irradiano la piscina Maria Lenk, che diventa un catino ribollente di passione.
Stefano Arcobelli, La Gazzetta dello Sport, 8 agosto 2016
Fabio Basile (judo), oro nella categoria 66 kg maschile
Dal buio alla luce in un anno e Fabio Basile ha messo la sua firma sullo sport italiano di tutti i tempi. Sua la medaglia d'oro numero 200 dell'Italia. «È stato un anno allucinante. Lo sapete che solo un anno fa non ero neanche nel ranking mondiale? Mi stavo bruciano. Ma sono riuscito a trasformare la sofferenza e il dolore in armi da usare sul tappeto contro i miei avversari. In tanti mi dicevano di smettere, che non sarei mai diventato un campione: ecco questa medaglia la dedico anche a loro. La vedete questa medaglia d'oro al collo?». La vede tutto il mondo.
Mauro Casaccia, La Stampa, 8 agosto 2016
Daniele Garozzo (scherma), oro nel fioretto individuale maschile
"Questa sera mi sono sentito Pelè", e se si può vivere un momento così, di puro delirio, è giusto lasciarsi andare.
Mattia Chiusano, La Repubblica, 7 agosto 2016
Niccolò Campriani (tiro), oro nella carabina 10 metri ad aria compressa maschile
Forse era già tutto scritto: Niccolò Campriani ha sparato nella finale della carabina con bersaglio a 10 metri dalla corsia F. Come Firenze e Fiorentina, la sua città e la sua squadra del cuore. Non poteva andargli male.
Roberto Condio, La Stampa, 9 agosto 2016
Giovanni Pellielo (tiro), argento nella fossa olimpica maschile
Su Johnny puoi contare sempre. Quando ha quegli occhi di solito porta a casa medaglie d'oro, d'argento o di bronzo. Gli riesce da quando ha 18 anni e la sua collezione comprende titoli mondiali ed europei, individuali e a squadre, impilati come un giocatore scaltro davanti a un croupier.
Antonino Morici, La Gazzetta dello Sport, 10 agosto 2016
Marco Innocenti (tiro), argento nel double trap maschile
Chissà che effetto gli ha fatto essere l'argomento più dibattuto su Twitter: alle 22 italiane, si parlava di #Innocenti più che di #TrofeoTim e #stellecadenti. Se l'è meritato, il piattello quando si rompe lascia una scia fucsia e Marco in un pomeriggio ne ha spaccati 187. Chi le ha mai viste 187 stelle cadenti fucsia in un giorno solo?
Luca Bianchin, La Gazzetta dello Sport, 11 agosto 2016
Elisa di Francisca (scherma), argento nel fioretto individuale femminile
Vincere un'Olimpiade è difficile, ripetersi sarebbe stato leggendario. "Se rivinco l'oro smetto di fumare e vado ad ubriacarmi di caipiroska”, aveva sentenziato alla vigilia. I peggiori bar di Rio, avvisati, devono essersi assicurati con Inna Deriglazova che il progetto non andasse a buon fine.
Stefania Grimoldi, La Gazzetta dello Sport, 10 agosto 2016
Marco Di Costanzo e Giovanni Abagnale (canottaggio), bronzo nel 2 senza maschile
La barca "Ogm" del remo tricolore, l'esperimento last-minute del "Dottor" Giuseppe La Mura, ha fatto centro. I gufi e le Cassandre erano in agguato, pronti al requiem. Il due senza nato solo un mese fa rimettendo assieme come pezzi di meccano gli atleti degli armi azzurri ha centrato un bronzo mozzafiato nelle acque di Rodrigo Freitas e salvato (per ora) il bilancio del tribolato canottaggio italiano.
Ettore Livini, La Repubblica, 12 agosto 2016
Matteo Castaldo, Matteo Lodo, Domenico Montrone, Giuseppe Vicino (canottaggio), bronzo nel 4 senza maschile
Un bronzo che vale oro anche perché conquistato da vero gruppo, da tutta la squadra, atleti e staff. Le scelte tecniche del mister da una parte e la forza e la determinazione dei ragazzi dall'altra, che in acqua hanno saputo mettere in atto una rimonta epica ai danni del Sudafrica.
Marta Daveti, Quotidiano.net, 12 agosto 2016
Diana Bacosi e Chiara Cainero (tiro), oro e argento nello skeet femminile
La sveglia, l'asilo, i compiti, la scuola, la cucina, i mariti, i suoceri. Provateci voi a metterci dentro pure i piattelli, il fucile e il poligono, nell'ordinaria quotidianità di due mamme italiane. Ebbene, Nadia Bacosi e Chiara Cainero, a forza di provarci, di volerlo fare, ce l'hanno fatta. E con discreti risultati, a vedere quello che è successo al poligono olimpico di Rio
Dario Ricci, Il Sole 24 Ore, 12 agosto 2016
Gabriele Rossetti (tiro), oro nello skeet maschile
Da quando ha tirato fuori il fucile dalla custodia a quando l'ha sollevato al cielo in segno di trionfo, Rossetti non ha sbagliato nulla: non un solo piattello ha avuto la grazia di planare intatto a terra. Nuvolette rosa si sono susseguite a nuvolette rosa, per tutto il giorno, in qualunque fase della gara, qualificazione, spareggio, finale, duello. Poveri piattelli, nessuna pietà.
Marco Mensurati, La Repubblica, 14 agosto 2016
Tania Cagnotto (tuffi), bronzo nel trampolino 3 metri femminile
La sconfitta che diventa stimolo, la sofferenza che si trasforma in un fuoco che ti impone di svegliarti ogni mattina e continuare ad allenarti in quella mezza piscina di Bolzano, anche quando dall'altra parte i bambini sullo scivolo fanno confusione o ci sono le vecchiette dell'aquagym. Sacrifici. Fisici ma soprattutto mentali, perché sai che stai lottando per un traguardo incerto e magari stai rimandando momenti importanti della tua vita - come un matrimonio, come un figlio - per rincorrere quella che potrebbe essere una semplice chimera. Ma poi arrivi, arrivi davvero, e ti vengono i brividi. Prima la medaglia - sofferta e combattuta - che ti fa sospirare, bellissima perché cancella in un attimo tutta l'amarezza del passato e anche perché la condividi con la compagna di una vita in piscina. Poi la medaglia gioiosa, quella che vinci proprio perché non hai più niente da perdere, con un ultimo tuffo che vola altissimo, perché sai che deve essere la tua firma su qualcosa di speciale. E così alla fine riesci anche a mettere d'accordo i giudici e la soddisfazione di aver fatto una grande gara si trasforma in una gioia fantastica, tanto che non riesci a smettere di sorridere. Tania Cagnotto è l'atleta più amata d'Italia perché tutti noi ammiriamo non solo il suo talento, ma anche la sua umanità, la sua semplicità, la sua giovialità. Ammiriamo il modo in cui ha superato le difficoltà che ha dovuto affrontare ogni giorno crescendo in uno sport povero come i tuffi, il modo in cui si è messa alle spalle le sfighe che le sono capitate più d'una volta in carriera e la tenacia con cui ha saputo proseguire per la sua strada. Vedendola trionfare, e trionfare ancora, ci regala al tempo stesso una soddisfazione patriottica e un segnale di speranza. Perché anche in questa società piena di valori ambigui il sacrificio e la perseveranza pagano ancora, nello sport e nella vita, e i sogni - a volte - si avverano.
Luca Stacul, Eurosport, 15 agosto 2016
Gregorio Paltrinieri e Gabriele Detti (nuoto), oro e bronzo nei 1500 metri stile libero maschili
A 21 anni il destino da olimpionico di Gregorio Paltrinieri è finalmente compiuto. Quello che tutti gli avevano pronosticato quando era soltanto un ragazzino, e a 17 anni già partecipava ai suoi primi Giochi a Londra 2012. Quello che anche lui ha atteso e sognato, ogni giorno degli ultimi quattro anni, sapendo di essere il più forte di tutti. Ma poi diventarlo per davvero, alle Olimpiadi, è un'altra storia.
Lorenzo Vendemiale, Il Fatto Quotidiano, 14 agosto 2016
Niccolò Campriani (tiro), oro nella carabina 50 metri tre posizioni maschile
È l'immenso questo titolo olimpico di Niccolò Campriani, due medaglie a Londra, due qui, ma la tranche agonista lo blocca quasi. Sul podio sussurra appena l'inno, si sfiora il capo, come dire "ma che sta succedendo, è per me questo inno?". È per Niccolò, l'ingegnere che si costruisce la morsa per le cartucce, l'atleta dal sorriso timido, dalle parole misurate, e anche per Petra, la sua fidanzata. Niccolò, rompendo con molto discrezione il cerimoniale, raggiunge Petra che lo segue e lo fotografa affacciata alla balaustra che contiene il pubblico, la bacia e la abbraccia, quasi a dire: "E' per te, amore mio". E' un oro di gioia.
Maria Luisa Colledani, Il Sole 24 Ore, 14 agosto 2016
Andrea Santarelli, Marco Fichera, Enrico Garozzo e Paolo Pizzo (scherma), argento nella spada a squadre maschile
Quando Enrico Garozzo ha visto suo fratello Daniele sulla terrazza della Cnn affacciata su Copacabana deve averlo invidiato non poco e poi pensato che, se anche non alla Cnn, un'intervista con una medaglia al collo non sarebbe stata poi così male. Non è arrivata la Cnn, ma la medaglia sì. Non è l'oro che sperava per eguagliare il fratello, ma un nobile argento vinto insieme con Raffaele Fichera, Paolo Pizzo e Andrea Santarelli.
Paolo Brusorio, La Stampa, 15 agosto 2016
Rachele Bruni (nuoto), argento nei 10 chilometri
L'ultimo chilometro è un incontro di boxe più che una maratona del nuoto. Rachele Bruni ne esce con una medaglia, conquistata dopo 4 quarti posti Mondiali, con una grinta da applausi. Ha dovuto nuotare, picchiare, difendere e resistere.
Giulia Zonca, La Stampa, 15 agosto 2016
Elia Viviani (ciclismo), oro nell'omnium maschile
Un oro atteso 20 anni. E finalmente eccolo. Meraviglioso, come sa esserlo un oro cercato così a lungo. Elia Viviani se lo mette al collo quattro anni dopo la beffa più atroce della sua carriera, compagna di tante sue notti insonni: da primo a sesto nell'ultima prova dell'omnium di Londra, dal sogno di un podio a portata di mano all'incubo di una medaglia olimpica sfumatagli davanti al naso.
Paolo Marabini, La Gazzetta dello Sport, 15 agosto 2016
Daniele Lupo e Paolo Nicolai (beach volley), argento nel torneo maschile
Il Lupo (Daniele) non ce l'ha fatta. Con il compagno Paolo Nicolai ha sognato fino all'ultimo istante il lieto fine della bella fiaba del beach volley italiano alle Olimpiadi. Copacabana, però, è riserva di caccia all'oro dei brasiliani. E non si è mai visto una favola finire bene per i lupi.
Ettore Livini, La Repubblica, 19 agosto 2016
Nazionale di pallanuoto, argento nel torneo femminile
Galleggia per il Setterosa una bellissima medaglia d'argento, quella d'oro si è inabissata subito sul fondo dell'Olympic Aquatics Center e proprio non potevamo ripescarla. Non c'è stato proprio niente da fare, insomma, se non provare a farlo. Ma essere troppo delusi sarebbe assurdo oltre che ingeneroso. Nello sport ci sono quelli più forti di te, anche molto più forti, e normalmente vincono.
Maurizio Crosetti, La Repubblica, 22 agosto 2016
Nazionale di pallanuoto, bronzo nel torneo maschile
Poteva essere la gara delle pile scariche, ma il Settebello ha sette vite e nell'acqua di Rio non ha mai perso anima e gol. Il bronzo non è un metallo pallido per la nazionale di pallanuoto che nella storia ha regalato più medaglie che delusioni: e anche dopo aver mancato la finale per il titolo che l'Italia in calottina nella sua lunga vita ha comunque vinto tre volte, nel match di consolazione con il Montenegro ha tirato fuori la stoffa dei vincenti mettendo così ancora una volta i piedi sul podio.
Corriere dello sport, 20 agosto 2016
Frank Chamizo (lotta libera), bronzo nella categoria 65 kg
Ha pianto per il dolore, per quella discussa decisione dei giudici nella semifinale persa contro l'azero, per quante ne ha passate sino ad arrivare qui da favorito. "Volevo l'oro per l'Italia che mi ha dato un'altra vita" e si è sentito quasi in colpa per non esserci riuscito: ma è stato grande Chamizo, ha stretto i denti e salito sul materassino per la medaglia di consolazione, un bronzo pesante con il quale prosegue la serie di un anno di successi. Dai Giochi europei di Baku ai Giochi di Rio è stata una scalata. "Ci riproverò a Tokyo". Avrà 28 anni, avrà un'altra seconda chance. Per uno che è nato e ha sofferto a Cuba quasi gli stenti, essere il terzo ai Giochi è un riscatto anche morale.
Stefano Arcobelli, La Gazzetta dello Sport, 21 agosto 2016
Nazionale di pallavolo, argento nel torneo maschile
Ieri non c'era un bar in cui, supportati anche dalle prime pagine dei principali quotidiani, non si parlasse dei missili e degli aces dello Zar, delle bombe del cubano Juantorena, del giovane Giannelli. Personaggi e atleti professionisti, protagonisti di prim'ordine nel nostro panorama ma che purtroppo non hanno la giusta risonanza tra il pubblico medio, quello che si interessa di poche discipline e che magari guardava i giganti della pallavolo storcendo il naso. Questo gruppo probabilmente non ha riscritto la storia sul campo (anche se un argento olimpico è tutto tranne che una sconfitta), non si è consacrato alla leggenda ma ha risvegliato gli animi. Generazione dei Fenomeni, Eroi di Anastasi, Conquistadores do Brasil: c'è un filo conduttore tra il 1996, il 2004, il 2016. Non è l'argento. Ma è il premio "affetto del pubblico”, quello che neanche la miglior giocata può offrirti. E forse vale più di tutto.
Stefano Villa, Eurosport, 22 agosto 2016
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