lunedì 8 agosto 2016

Uno sguardo sulla Pietà Rondanini

Ogni momento è buono per altrettanto buona arte. Sempre. Anche trovarsi a Milano per il concerto di Bruce Springsteen può essere un eccellente scusa per scoprire qualcosa di assolutamente nuovo. Io dovrei già recuperare cercando di scoprire Milano – città che ho sempre trascurato, per più di un motivo – ma, nell'impossibilità di farlo nel tempo a mia disposizione, mi sono consolato con una visita ad un pezzo d'eccezione dell'arte italiana. Che guardando alla sua storia, ben poco ha a che fare con Milano e con il luogo in cui è ospitato, l'Ospedale Spagnolo del Castello Sforzesco. Si tratta dell'ultima opera, incompiuta, di Michelangelo: la Pietà Rondanini.

Primi piani sui volti della Pietà Rondanini

La Pietà Rondanini, che prende questo nome dai marchesi romani che l'acquistarono nel XVIII secolo, è ritenuta l'opera incompiuta di Michelangelo Buonarroti, alla quale vi lavorò negli ultimi giorni prima di morire, a Roma, il 18 febbraio del 1564. Per molti altri quest'opera rimase in una bottega romana, prima di essere venduta ai marchesi Rondanini, i quali la disposero nell'omonimo palazzo romano di Via del Corso. Nel 1952 fu (inspiegabilmente) venduta al Comune di Milano, che la destinò alle Raccolte del Castello Sforzesco. Dall'anno scorso, dopo lunghi lavori di restauro, è visibile al pubblico nel nuovo museo dedicato esclusivamente a quest'opera, e allestito all'interno del Castello Sforzesco.
Osservando la Pietà Rondanini salta subito all'occhio che l'opera è incompiuta. Solo le gambe di Cristo e quello che avrebbe dovuto essere un braccio nella prima versione. Si, perché quello che si può oggi vedere della Pietà Rondanini è frutto di ripensamenti dell'artista - anche causati da una fessura nel marmo, che obbligò Michelangelo a dover scolpire la Madonna e il Cristo in un unico blocco. Di incompiuto, rimane molto, quasi tutto, ma i lineamenti sofferenti di madre e figlio sono ben impressi nel marmo. Ma la bravura e la capacità scultorea di Michelangelo sono massime anche in quest'opera non portata a termine: in un blocco unico, dove madre e figlio sono incorporati in un'unica figura, si intravedono più scene, la morte di Cristo, la sua deposizione e quindi la resurrezione.

I due metri della Pietà Rondanini nel nuovo museo all'interno del Castello Sforzesco

L'opera incompiuta indubbiamente affascina. Induce a riflettere su come avrebbe potuto essere completata, è bello poter immaginare come l'avrebbe terminata Michelangelo, o come l'avremmo finita noi. Nei due metri di marmo c'è molto della filosofia e del pensiero del Buonarroti, così dicono i critici. A me piace di più pensare a ciò che Michelangelo, costretto dal marmo a dover scolpire madre e figlio nel medesimo blocco, ha voluto farci vedere: madre e filgio sono un'unica entità, in cui non ci è dato di sapere chi sorregge chi: è la Madonna a sorreggere un figlio prossimo alla resurrezione, o è Cristo a soccorrere le pene della madre? Non lo sapremo mai, e i critici d'arte possono solo continuare a inventare teorie affascinanti. Ma in fondo va bene così. Gli ignoranti come me, continueranno ad osservarla, sempre con stupore. D'altronde, il nuovo allestimento dedicato alla Pietà Rondanini, che permette di ammirarla a 360°, è fatto apposta per stupire chi si vuole affacciare alla scoperta dell'ultima meraviglia di Michelangelo.
Bis bald!
Stefano

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