giovedì 8 settembre 2016

Ai confini del mondo: Cape of Good Hope

Ciao a tutti!
Il Sudafrica che abbiamo conosciuto si compone di tanti piccoli tasselli: natura, panorami, città, roccia, acqua, persone, sole, tradizione. In questo grande paese c'è veramente di tutto e tutto va a comporre questo puzzle meraviglioso. Tutto ciò che abbiamo incontrato nel nostro viaggio ci ha impressionato, ma se devo mettere qualcosa in cima alla lista, qualcosa che ci ha mozzato il fiato, qualcosa di cui provo ancora nostalgia oggi, a tre mesi da quei giorni sudafricani, beh, non posso che scegliere il Capo di Buona Speranza. Cape of Good Hope, per gli inglesi. Kaap die Goeie Hoop per gli afrikaner.

Il Capo di Buona Speranza
La bellezza del Capo di Buona Speranza non è esclusiva dell'estremità sudoccidentale del continente africano. Risiede anche nel percorso per raggiungerlo. Da Città del Capo, il percorso di settanta/ottanta chilometri che conduce a Città del Capo regala panorami fantastici a ripetizione, come una mitragliatrice che svuota il suo caricatore, partendo dalle spiagge di Sandton fino al recinto naturale di Hout Bay, per arrivare a quella che è universalmente conosciuta come una delle strade più belle della Terra, la Chapman's Peak Drive. Costruita nel 1922, la Chapman's Peak Drive collega Hout Bay e Noordhoek attraverso una via scavata nell'arenaria. La sua storia racconta sette anni di lavori per la realizzazione e soprattutto tanta manutenzione per i frequenti incidenti, a causa della caduta di pietre dall'omonimo monte, il Chapman's Peak. Proprio per questo motivo, la Chapman's Peak Drive è stata chiusa anche per lungo tempo. Per percorrerla c'è da pagare un pedaggio, ma posso garantire che il passaggio a picco sul mare (in parte simile a quello della Costiera Amalfitana) è da urlo. Di certo è una delle strade più thrilling che abbia percorso.

Lo spettacolo della Chapman's Peak Drive (fonte: traveladdicts.com)

Al termine del Chapman's Peak Drive ci si trova dinanzi ad un altra spiaggia da sogno: è la Noordhoek Beach, una distesa di tre chilometri di sabbia bianca che si allunga verso sud come a voler abbracciare un Oceano Atlantico in fuga. In parte ci riesce: qui i venti sono decisamente forti e le acque sono pericolose. Non di certo una spiaggia dove immergersi, più una spiaggia per obiettivi fotografici.

Hout Bay, il punto di partenza per la "Cape Point Route"

Dopo aver attraversato qualche spensierato paesello, si entra nella parte terminale della penisola del Capo. Quando le case spariscono, la natura si fa largo con prepotenza. Ed è natura selvaggia, non particolarmente diversa, da un certo punto di vista, da quella incontrata durante i safari nel nord-est del Sudafrica. Solo che qui, nella penisola del Capo, il cielo e il mare abbracciano ogni lembo di terra.

Noordhoek Beach

E dunque si arriva ai confini del mondo. Capo di Buona Speranza, meglio conosciuto turisticamente parlando come Cape Point. Chissà poi perché "di Buona Speranza". Il suo primo nome, quello affibbiato da Bartolomeo Diaz, era Capo Tormentoso. Ogni riferimento alla forza e alla violenza delle acque che lo circondano non è casuale. Qui gli incidenti navali, nonostante tutta la tecnologia dei giorni di oggi, sono ancora più che possibili.

Lo specchio di luce della False Bay

Cape Point è innanzitutto il suo faro. Una costruzione dalla storia piuttosto curiosa. Venne costruito proprio sul punto più alto della piccola penisola che si getta a picco nel mare, a 249 metri s.l.m., con l'intento di renderlo visibile a lunghissima distanza per tutti i navigatori. Chi lo progettò non tenne però conto delle nuvole che, tipicamente in estate, coprono la penisola, rendendolo inservibile. Fu un naufragio, però, a cambiare la storia del faro. Venne infatti ricostruito in posizione più visibile (a 87 metri s.l.m.) solamente dopo il naufragio della nave portoghese Lusitania. Il primo faro è rimasto lì, intatto e visitabile, raggiungibile per mezzo di un sentiero, con vista sulla Diaz Beach, che si fa largo tra le infiorescenze vermiglie di aloe vera. Oppure, si può raggiungere con l'Olandese Volante.

Tutto il blu di Cape Point

Eh no, non scherzo. A Cape Point The Flying Dutchman esiste veramente. Nulla a che a fare con la leggenda del vascello maledetto, condannato a navigare in eterno, ovviamente. Qui l'Olandese Volante è un piccolo trenino che sale fino al faro. Dove, di fronte alla lastra blu dell'Oceano Atlantico, ci si sente veramente ai confini del mondo. Anche se, a dire il vero, il Capo di Buona Speranza non è il confine tra l'Oceano Atlantico e l'Oceano Indiano (erronea leva di promozione turistica), non è laddove le correnti oceaniche del Bengala e di Agulhas si incontrano e nemmeno il punto più meridionale del continente africano. Questi primati spettano invece a Capo Agulhas, assai meno noto e frequentato. Perché ritenuto meno spaventoso dai marinai, perché meno scenografico del Capo di Buona Speranza.
Ma quando si è lassù, tutte queste elucubrazioni perdono ogni senso. Nell'estremità totale di Cape Point, dove lo sguardo perde la capacità di distinguere il contorno delle cose perché il cielo e l'oceano diventano un'unica entità turchese, bisogna solo rimanere in estasi. Il panorama a 360° è di un'immensità fuori dal comune. La penisola che dal Capo di Buona Speranza si allunga verso Città del Capo, verso l'Africa. Un'unica immensa parete blu, l'Oceano Atlantico. Una spiaggia che odora di paradiso incontaminato ed irraggiungibile, la Diaz Beach. E, verso est, la False Bay (così chiamata perchè, a causa della sua grande ampiezza, confondeva i marinai) che, illuminata dal sole, diventa un grande specchio, una lama argentata, una pianura di luce. Qualcosa che riempie gli occhi, oltre alle memory card delle macchine fotografiche.

Sul (vero) Capo di Buona Speranza

Ma non può mancare un saltino al vero capo di Buona Speranza. Forse è meno scenografico, meno panoramico. Ma quello è la vera estremità sudoccidentale dell'Africa. Un altra realtà, dove, tra rocce sulle quali si infrange senza pietà la prepotenza dell'oceano campeggia un cartello: "Cape of Good Hope". Un cartello in legno che segna un luogo lontano, che chissà quante storie di uomini, marinai e tragedie potrebbe narrare. Qui, le coordinate spaziali non hanno più senso, esiste solo un punto dall'altra parte del mondo.

Il faro di Cape Point

Bis bald!
Stefano

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