Catherine Bertone, rappresentante della squadra olimpica italiana e 25°classificata alla maratona femminile di Rio 2016
Un traguardo a ritmo di samba (fonte: running.gazzetta.it) |
Ciao a tutti!
C'è un'altra immagine che mi è rimasta fortemente impressa dall'ultima edizione dei Giochi Olimpici. E non è un caso che a fornirmela sia la maratona, la gara simbolo dei Giochi, il massacro fisico per eccellenza. Quei secondi sul traguardo della maratona olimpica femminile mi sono rimasti impressi a lungo. Una donna che, al culmine della sofferenza che si può provare durante una corsa come la maratona, si mette a ballare sulla linea di arrivo. Senza voler irridere alcuno, solo esprimendo la propria gioia nella maniera che le è sembrata più spontanea.
Non di sole medaglie è fatta la gioia olimpica. A volte anche la "semplice" partecipazione può essere un traguardo enorme. Lo deve essere stato soprattutto per Catherine Bertone, che all'età di 44 anni si ritrova, non per caso ma con pieno merito, a far parte della rappresentativa italiana alla maratona femminile. Per lei che non è una professionista ma una persona normale con la passione per la corsa di resistenza, per lei che non fa parte di un gruppo sportivo, per lei che deve dividersi quotidianamente tra famiglia, lavoro e allenamenti, correre a Rio de Janeiro, correre alle Olimpiadi, significa vivere una favola.
Non ha vinto una medaglia, ha coronato un sogno inaspettato e quasi irrealizzabile per una runner dilettante. E questo è già sufficiente per spiegare tutta quella gioia. Rivedendo quell'immagine di felicità incontenibile ho rivissuto i miei arrivi al fondo dei 42,195 chilometri. Negli ultimi metri, quelli che separano occhi e gambe dall'arrivo, si rivedono tante cose, tutto il sudore e il sacrificio fatto per arrivare lì. Arrivare alla fine di una tale competizione, con tutto ciò che significa, è di una meraviglia inspiegabile, se poi è alle Olimpiadi...
Bis bald!
Stefano
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