Ciao a tutti!
È l'ora di un post che ho lasciato per troppo tempo da parte, quello su Venezia e sulla Venezia che non ha a che fare con la maratona di qualche mese fa. Perché il viaggio di fine ottobre a Venezia non poteva essere solo corsa, ma ovviamente anche tutta la bellezza della città lagunare, così ricca di storia, di arte e cultura.
La Venezia che voglio raccontare non sarà quella trita e ritrita che tutti i turisti visitano e che alla fine ricordano nelle fotografie: il Ponte di Rialto, Piazza San Marco con annessi basilica e campanile, Palazzo Ducale, eccetera eccetera. Senza nulla togliere a queste meraviglie – che meraviglie sono e rendono famosa Venezia nel mondo – Venezia è anche qualcosa di più nascosto, meno noto ai più ma non meno apprezzabile.
Venezia è un insieme di sfaccettature e sono innanzitutto nelle persone che la affollano, nelle tradizioni, negli usi e costumi, nell'evoluzione che ha subito questa città. Prendiamo ad esempio il Canal Grande: era il 1997 quando vidi per la prima volta Venezia e l'arteria principale del “traffico cittadino” era popolata, oltre che dagli immortali vaporetti, da gondole piene di turisti tedeschi. Sedici anni dopo, come cambiano le cose: gli europei sono sempre di meno e hanno lasciato il posto ad arabi e cinesi. Sono loro, ora, ad avere il potere economico in mano, e quindi a permettersi di scialacquare denaro a piacimento in gite nelle classiche imbarcazioni veneziane. Lungo il Canal Grande gli extracomunitari sono sempre di più, purtroppo anche i fastidiosissimi ambulanti che intendono rifilare lucchetti (e pennarelli sui quali scrivervi) da attaccare al Ponte dell'Accademia, la versione veneziana del romano Ponte Milvio. Non accusatemi di razzismo: lo stile con il quale cercano di propinare questi “affari” è decisamente fastidioso e talvolta controproducente.
Camminare senza pensieri, per i calli e i campi di Venezia, senza sentirsi condizionati a tutti i costi dal monumento “top” da visitare, passeggiare nei sestieri meno affollati (evitare quindi Cannaregio e San Marco) è un'esperienza che il turista alla ricerca della vera anima di Venezia deve provare. Personalmente sono molto legato ai sestieri San Polo e Castello. Il primo, assieme a Santa Croce, nell'area occidentale di Venezia è l'anima più dark della città lagunare (fatta eccezione per l'area mercatale). Calli strettissimi che danno vita ad un fittissimo labirinto, che si aprono solo in occasione di sparuti campi; mura altissime e scrostate, talvolta quasi diroccate, l'effetto del carattere intimo e poco commerciale di questa zona. Castello è più vivace, un po' per la presenza dell'Arsenale e un po' per le rive che si affacciano sul Canale di San Marco (anche l'indimenticabile Riva Sette Martiri sulla quale ho concluso la mia terza maratona), ma qui si respira un profumo diverso di Venezia, quello del bucato steso su corde appese tra due case, sospese su un umido canale. Una delle immagini più tipiche di Venezia, una di quelle che più amo.
Venezia è anche il suo patrimonio ecclesiastico, le sue chiese. Quante saranno? Cento e anche più, credo… ognuna ha un suo motivo di interesse e non sarà mai la “solita chiesa da vedere”. Fare un tour di questo genere con Giulia, che di arte ne sa eccome, assume tutto un altro connotato. Ogni chiesa porta con sé stuzzicanti curiosità ed aneddoti. C'è Santo Stefano, con il suo campanile storto. C'è San Zaccaria, con all'interno l'incantevole pala del Bellini (che una guida turistica ci illumina, che fortuna…), segnalatami da Giulia che l'aveva pre-visitata, quando io ero ancora solo sulle mie gambe, a Mestre. C'è San Geremia, la chiesa dell'iscrizione affacciata sul Canal Grande, intitolata però a Santa Lucia, i quali resti si trovano all'interno. C'è la Chiesa del Redentore, sull'isola della Giudecca, tanto per imparare da Giulia come si distinguono i pittori veneti del Cinquecento. C'è San Giacomo dall'Orio, un vero e proprio specchio dello spirito veneziano, grazie alla copertura che si ispira alla carena di una nave. C'è San Polo, così, giusto per ricordarci chi sono gli artisti che a Venezia hanno lasciato un segno (Tintoretto, Veronese e Tiepolo possono bastare?). E poi c'è quella che ho sempre amato, Santa Maria Gloriosa dei Frari è uno scrigno di suggestioni: il monumento funebre ad Antonio Canova che contiene però solo il suo cuore (mentre le sue spoglie sono altrove), un monumento funebre sorretto dai mori, i dipinti del Tiziano, proprio qui sepolto.
Con Giulia era inevitabile la visita ad uno dei tanti musei di Venezia. Non fraintendetemi (soprattutto tu, Giulia), non mi è dispiaciuto affatto; anzi, non vedevo l'ora di poter allargare la mia cultura con la visita a qualche museo, cosa che raramente ho fatto nel mio passato. La scelta è caduta sulle Gallerie dell'Accademia (tra l'altro, uno tra i venti musei più visitati d'Italia), che raccoglie opere di alcuni tra i più famosi pittori italiani tra il XIII e il XVIII secolo. Soprattutto i pittori veneti, tra cui i vari Tintoretto, Tiziano, Veronese, Bellini, nomi a me già conosciuti, a cui vanno aggiunti altri nomi fino a quel momento ignoti (ma ben noti a chi di arte se ne intende) ma dal nome curioso: Cima da Conegliano, Palma il Vecchio e Palma il Giovane. Tempesta, l'opera probabilmente più celebre della Gallerie è anch'essa di un artista veneto, il Giorgione.
La visita delle Gallerie dell'Accademia con Giulia è un'occasione unica per viaggiare, lungo i secoli, nel mondo dell'arte italiana. Con lei tutto diventa più interessante e non si limita alla pura osservazione del quadro. Nelle due-tre ore di percorso ho scoperto cose impensabili per uno che ha sempre amato l'arte ma non l'ha mai approfondita a dovere. Ad esempio, lo sapevate che ogni santo ha un suo simbolo che lo rende immediatamente riconoscibile? E che il Bellini e il Mantegna erano parenti (gossip nel mondo dell'arte…)? Non ditemi di si, please…
La delusione delle Gallerie sta nella mostra su Leonardo, intitolata “L'uomo universale”. Non ci sarebbe posto migliore delle Gallerie per esporre uno spazio tutto dedicato a Leonardo, qui è infatti conservato il famoso Uomo Vitruviano (quello che tutti i giorni vediamo, forse inconsciamente, sul retro delle monete da 1 euro coniate in Italia). La mostra è decisamente insoddisfacente, incapace di attrarre l'attenzione, noiosa e priva di un filo logico: è assai meglio quanto fatto a Milano nel Museo nazionale della Scienza e della Tecnologia.
Poi, c'è quel lato di Venezia che la rende la città migliore per vivere una storia d'amore. Fare gli stupidi sull'isola di San Giorgio, passeggiare mano nella mano lungo il lastricato di Riva degli Schiavoni, trovare riparo dalla pioggia in una delle tante chiese, una cenetta in una trattoria nel cuore di Santa Croce, un bacio in Piazza San Marco, addormentarsi stanchi nel tepore del vaporetto, e tanti piccoli aneddoti che voglio siano solo nostri e di nessun altro… piccole cose che da te non se andranno mai più, che sono tali, eccezionali nella loro pura essenza, perché vissute in una città eccezionale. Questa è Venezia.
“E allora perché non tornare anche il prossim'anno?”, abbiamo pensato al termine di questi giorni in laguna. Magari in occasione della maratona di fine ottobre, ancora una volta. O anche senza maratona. Tanta bellezza ci sta ancora aspettando… e tanti momenti vogliamo ancora rivivere!
C'est Venice, pour l'éternité.
Bis bald!
Stefano
È l'ora di un post che ho lasciato per troppo tempo da parte, quello su Venezia e sulla Venezia che non ha a che fare con la maratona di qualche mese fa. Perché il viaggio di fine ottobre a Venezia non poteva essere solo corsa, ma ovviamente anche tutta la bellezza della città lagunare, così ricca di storia, di arte e cultura.
Uno dei simboli di Venezia, il Ponte di Rialto |
La Venezia che voglio raccontare non sarà quella trita e ritrita che tutti i turisti visitano e che alla fine ricordano nelle fotografie: il Ponte di Rialto, Piazza San Marco con annessi basilica e campanile, Palazzo Ducale, eccetera eccetera. Senza nulla togliere a queste meraviglie – che meraviglie sono e rendono famosa Venezia nel mondo – Venezia è anche qualcosa di più nascosto, meno noto ai più ma non meno apprezzabile.
Gondole in Riva degli Schiavoni |
Venezia è un insieme di sfaccettature e sono innanzitutto nelle persone che la affollano, nelle tradizioni, negli usi e costumi, nell'evoluzione che ha subito questa città. Prendiamo ad esempio il Canal Grande: era il 1997 quando vidi per la prima volta Venezia e l'arteria principale del “traffico cittadino” era popolata, oltre che dagli immortali vaporetti, da gondole piene di turisti tedeschi. Sedici anni dopo, come cambiano le cose: gli europei sono sempre di meno e hanno lasciato il posto ad arabi e cinesi. Sono loro, ora, ad avere il potere economico in mano, e quindi a permettersi di scialacquare denaro a piacimento in gite nelle classiche imbarcazioni veneziane. Lungo il Canal Grande gli extracomunitari sono sempre di più, purtroppo anche i fastidiosissimi ambulanti che intendono rifilare lucchetti (e pennarelli sui quali scrivervi) da attaccare al Ponte dell'Accademia, la versione veneziana del romano Ponte Milvio. Non accusatemi di razzismo: lo stile con il quale cercano di propinare questi “affari” è decisamente fastidioso e talvolta controproducente.
Un Canal Grande mattutino dal Ponte dell'Accademia... |
...e in versione notturna in zona Rialto |
Camminare senza pensieri, per i calli e i campi di Venezia, senza sentirsi condizionati a tutti i costi dal monumento “top” da visitare, passeggiare nei sestieri meno affollati (evitare quindi Cannaregio e San Marco) è un'esperienza che il turista alla ricerca della vera anima di Venezia deve provare. Personalmente sono molto legato ai sestieri San Polo e Castello. Il primo, assieme a Santa Croce, nell'area occidentale di Venezia è l'anima più dark della città lagunare (fatta eccezione per l'area mercatale). Calli strettissimi che danno vita ad un fittissimo labirinto, che si aprono solo in occasione di sparuti campi; mura altissime e scrostate, talvolta quasi diroccate, l'effetto del carattere intimo e poco commerciale di questa zona. Castello è più vivace, un po' per la presenza dell'Arsenale e un po' per le rive che si affacciano sul Canale di San Marco (anche l'indimenticabile Riva Sette Martiri sulla quale ho concluso la mia terza maratona), ma qui si respira un profumo diverso di Venezia, quello del bucato steso su corde appese tra due case, sospese su un umido canale. Una delle immagini più tipiche di Venezia, una di quelle che più amo.
Sestiere San Marco |
Punta della Dogana e la Basilica di Santa Maria della Salute |
Piazza San Marco, fulcro della vita di Venezia |
Venezia è anche il suo patrimonio ecclesiastico, le sue chiese. Quante saranno? Cento e anche più, credo… ognuna ha un suo motivo di interesse e non sarà mai la “solita chiesa da vedere”. Fare un tour di questo genere con Giulia, che di arte ne sa eccome, assume tutto un altro connotato. Ogni chiesa porta con sé stuzzicanti curiosità ed aneddoti. C'è Santo Stefano, con il suo campanile storto. C'è San Zaccaria, con all'interno l'incantevole pala del Bellini (che una guida turistica ci illumina, che fortuna…), segnalatami da Giulia che l'aveva pre-visitata, quando io ero ancora solo sulle mie gambe, a Mestre. C'è San Geremia, la chiesa dell'iscrizione affacciata sul Canal Grande, intitolata però a Santa Lucia, i quali resti si trovano all'interno. C'è la Chiesa del Redentore, sull'isola della Giudecca, tanto per imparare da Giulia come si distinguono i pittori veneti del Cinquecento. C'è San Giacomo dall'Orio, un vero e proprio specchio dello spirito veneziano, grazie alla copertura che si ispira alla carena di una nave. C'è San Polo, così, giusto per ricordarci chi sono gli artisti che a Venezia hanno lasciato un segno (Tintoretto, Veronese e Tiepolo possono bastare?). E poi c'è quella che ho sempre amato, Santa Maria Gloriosa dei Frari è uno scrigno di suggestioni: il monumento funebre ad Antonio Canova che contiene però solo il suo cuore (mentre le sue spoglie sono altrove), un monumento funebre sorretto dai mori, i dipinti del Tiziano, proprio qui sepolto.
La Pala di San Zaccaria, meraviglia del Bellini |
Con Giulia era inevitabile la visita ad uno dei tanti musei di Venezia. Non fraintendetemi (soprattutto tu, Giulia), non mi è dispiaciuto affatto; anzi, non vedevo l'ora di poter allargare la mia cultura con la visita a qualche museo, cosa che raramente ho fatto nel mio passato. La scelta è caduta sulle Gallerie dell'Accademia (tra l'altro, uno tra i venti musei più visitati d'Italia), che raccoglie opere di alcuni tra i più famosi pittori italiani tra il XIII e il XVIII secolo. Soprattutto i pittori veneti, tra cui i vari Tintoretto, Tiziano, Veronese, Bellini, nomi a me già conosciuti, a cui vanno aggiunti altri nomi fino a quel momento ignoti (ma ben noti a chi di arte se ne intende) ma dal nome curioso: Cima da Conegliano, Palma il Vecchio e Palma il Giovane. Tempesta, l'opera probabilmente più celebre della Gallerie è anch'essa di un artista veneto, il Giorgione.
La Tempesta di Giorgione (fonte: gallerieaccademia.org) |
La visita delle Gallerie dell'Accademia con Giulia è un'occasione unica per viaggiare, lungo i secoli, nel mondo dell'arte italiana. Con lei tutto diventa più interessante e non si limita alla pura osservazione del quadro. Nelle due-tre ore di percorso ho scoperto cose impensabili per uno che ha sempre amato l'arte ma non l'ha mai approfondita a dovere. Ad esempio, lo sapevate che ogni santo ha un suo simbolo che lo rende immediatamente riconoscibile? E che il Bellini e il Mantegna erano parenti (gossip nel mondo dell'arte…)? Non ditemi di si, please…
Riva degli Schiavoni |
La delusione delle Gallerie sta nella mostra su Leonardo, intitolata “L'uomo universale”. Non ci sarebbe posto migliore delle Gallerie per esporre uno spazio tutto dedicato a Leonardo, qui è infatti conservato il famoso Uomo Vitruviano (quello che tutti i giorni vediamo, forse inconsciamente, sul retro delle monete da 1 euro coniate in Italia). La mostra è decisamente insoddisfacente, incapace di attrarre l'attenzione, noiosa e priva di un filo logico: è assai meglio quanto fatto a Milano nel Museo nazionale della Scienza e della Tecnologia.
Gondola nel Sestiere San Marco |
Pettini di gondola, in un pezzo di ferro tutta la simbologia di Venezia |
Il Ponte dei Sospiri |
Poi, c'è quel lato di Venezia che la rende la città migliore per vivere una storia d'amore. Fare gli stupidi sull'isola di San Giorgio, passeggiare mano nella mano lungo il lastricato di Riva degli Schiavoni, trovare riparo dalla pioggia in una delle tante chiese, una cenetta in una trattoria nel cuore di Santa Croce, un bacio in Piazza San Marco, addormentarsi stanchi nel tepore del vaporetto, e tanti piccoli aneddoti che voglio siano solo nostri e di nessun altro… piccole cose che da te non se andranno mai più, che sono tali, eccezionali nella loro pura essenza, perché vissute in una città eccezionale. Questa è Venezia.
Saluti da Venezia! |
“E allora perché non tornare anche il prossim'anno?”, abbiamo pensato al termine di questi giorni in laguna. Magari in occasione della maratona di fine ottobre, ancora una volta. O anche senza maratona. Tanta bellezza ci sta ancora aspettando… e tanti momenti vogliamo ancora rivivere!
C'est Venice, pour l'éternité.
Bis bald!
Stefano
Che extraornidary posto , spero che un giorno riuscirò prenotare un viaggio in Italia !
RispondiElimina