In molteplici occasioni, da quando su questo blog ho iniziato a parlare di corsa, allenamenti e maratone, ho cercato di sottolineare quanto sia bello correre e quali gradevoli sensazioni interiori regali uno dei gesti più naturali dell'essere umano. Soprattutto quando si corre una maratona, qualcosa di più di una semplice competizione. Quando ci si prepara per quella distanza leggendaria, può capitare talvolta di imbattersi in allenamenti in cui tutta la poesia e il fascino del correre vengono meno di colpo. È il caso del cosiddetto "lungo", uno delle tipologie di preparazione più massacranti ma imprescindibili se si vuole portare a termine l'appuntamento dei 42,195 chilometri.
Due distanze di riferimento che vanno raggiunte durante la preparazione alla maratona sono quelle dei 30 e dei 35 chilometri. Ai molti fanno già paura solo a sentirle nominare, figuriamoci se dovessimo correrle. Eppure sono passaggi fondamentali nella preparazione. Perché preparano mentalmente e fisicamente alla fatica della maratona, perché si abiutano le gambe a lavorare per tre ore circa, perché è l'occasione per curare i dettagli della corsa che emergeranno in gara (alimentazione, ritmo di corsa, abbigliamento), perché da un punto di vista puramente tecnico sviluppano alcune caratteristiche fisiche del podista, come la potenza lipidica. Essa è infatti la capacità dell'organismo di bruciare grassi, riserve di energia fondamentali durante la maratona. Insomma, meglio si corrono i lunghi, tanto più si bruciano grassi (e si mantengono inalterate altre riserve di energia). Per questi motivi, i lunghi vanno corsi bene.
35 chilometri con il sorriso! |
Le indicazioni che giungono dagli allenamenti sui 30 e sui 35 chilometri sono decisamente positive. In entrambe le sessioni ho corso come mai fatto prima tali tali distanze, a livello di passo medio. Ciò significa che c'è una buona condizione fisica di base e in più un miglioramento nelle prestazioni rispetto ad un anno fa.
Durante il lungo da trenta chilometri mi sono veramente stupito dei progressi fatti nelle ultime settimane. Parto con l'obiettivo di chiudere l'allenamento in 4'53"/km, che sarebbe già un bel correre. Chiudo la prima metà di allenamento in 4'51"/km, perfettamente sui livelli desiderati. Poi, mai sazio, chiedo a me stesso un'accelerazione. E scopro con piacere che le mie gambe stanno benissimo. I chilometri passano ed incredibilmente il ritmo scende, scende sempre più, fino a toccare passaggi impensabili, come a 4'35"/km. Negli ultimi due-tre chilometri pago un po' lo sforzo e l'accelerazione, ma ciò non mi toglie la soddisfazione di chiudere in 4'46"/km (seconda parte di allenamento quindi a 4'41"/km).
Durante il lungo da trentacinque chilometri ho invece sofferto molto di più, ma era anche logico fosse così. Soprattutto negli ultimi cinque chilometri, dove lo sforzo si fa sentire a 360°. Ma non crollo mai del tutto, come era capitato in passato su questa distanza, i miei tempi sono sempre accettabili e mai lontani dalla media. Stando ai tempi effettuati, 4'54"/km alla fine dell'allenamento, posso dire di non aver mai corso il lungo "più lungo" a questo ritmo. Un anno fa, corsi poco più di 32 chilometri a 4'58"/km: meno chilometri più lentamente. I progressi ci sono, e sono evidenti. Certo, quella sensazione di fatica alla fine, che ti fa chiedere perché tu abbia mai deciso di correre, che ti fa cercare con occhi infuocati il cartello che segna i chilometri che mancano per arrivare a Schweinfurt... un po' mi lasciano perplessi. ma stando ai numeri - e in particolare alla condizione fisica post-lungo - sono soddisfatto.
Si, sono pronto...
Bis bald!
Stefano
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