Ciao a tutti!
Olanda, Olanda: il paese dei tulipani, dei pattinatori, delle usanze libertine, della terra rubata all'acqua, di Johan Cruijff e di Marco Van Basten. Queste le prime cose che mi balzano in mente pensando a questa nazione. Ma in fondo è per me una semi-sconosciuta. Una nazione toccata per motivi di lavoro due anni fa, e in cui ho nuovamente messo piede pochi giorni fa, sempre per questioni lavorative. Meno di due giorni, molto intensi e con poco tempo libero a disposizione, in parte per i tempi ridotti e in parte per la snervamento post-lavoro, ma quanto basta per capire tanti lati positivi di questa nazione. Sufficienti per pensare che sarebbe bello tornarci, senza questioni professionali da dirimere e con più tempo a disposizione.
La meta è Houten, una cittadina di quasi cinquantamila abitanti nella provincia di Utrecht. Un nome mai sentita prima. Le uniche informazioni le raccolgo da Wikipedia, ma all'apparenza c'è poco di realmente interessante da visitare nell'area. Apparentemente. Il viaggio verso Houten è lungo e noioso. Attraversando Assia e Renania Settentrionale-Vestfalia (di notte) raggiungo Houten in cinque ore circa. Con me c'è la mia collega Cornelia, che qui in Olanda ha lavorato per circa due anni. Padroneggia perfettamente l'olandese, conosce pregi e difetti degli olandesi e sa bene quali sono gli aspetti più deliziosi di questa terra.
Dall'alto dell'ottavo piano dell'hotel c'è una bella visuale, ammirevole sia di notte, con le tanti luci accese, che di giorno, soprattutto all'alba. Le prime luci del giorno permettono di osservare il fitto reticolo di canali che pervade l'area. A breve distanza dall'hotel si trova l'Aluminum Centrum, una bizzarra costruzione sopra uno di questi canali, sorretta da colonne di alluminio. È una struttura che ospita il centro congressi e gli uffici dell'unione industriale olandese dell'alluminio. Ed è anche un esempio di come gli olandesi sappiano amalgamare gli elementi della natura, il gusto architettonico con l'ambiente lavorativo. A detta di Cornelia, in Olanda ci sono molti altri edifici costruiti seguendo questa scia.
Chi viene in Olanda non può rimanere insensibile al fascino della fitta rete di piste ciclabili e dall'elevatissimo numero di ciclisti, che qui utilizzano la bicicletta come comune mezzo di trasporto. Per recarsi al lavoro, per andare a scuola o fare la spesa… Qui le piste ciclabili spesso attraversano le comuni strade percorse dalle automobili. Le quali sono obbligate a lasciare precedenza. E non c'è verso se avviene un incidente con un ciclista: il torto ce l'avrà sempre l'automobilista!
Prima di lasciare l'Olanda ci rechiamo nel centro di uno dei quartieri di Houten (non chiedetemi quale): ogni volta che viene in Olanda, Cornelia fa incetta di dolciumi olandesi. Faccio in fretta a capire perché: il costo di questi dolciumi è ridicolmente stracciato. Cornelia mi dà qualche suggerimento su ciò che secondo lei è il prodotto più tipico e più gustoso, e devo dire che non sbaglia. Ritorno a casa con tre confezioni di stroepkoeken, una confezione di luikse wafels, una confezione di mergpijpjes e l'accoppiata di cioccolato Zwarte Piet-Sinterklaas. Di cosa si tratta?
Stroepkoeken (fonte: flickriver.com) |
Gli stroopwafels sono una sorta di equivalente del dolce tipico del mio paese di origine, la baciaja, ma rivisitato secondo i gusti e la tradizione olandese. Sono composti da una cialda, ottenuta tramite una compressione a caldo, ma ripiena di sciroppo, caramello o miele. I luikse wafels sono per forma simili agli stroopwafels ma la loro origine non è del tutto olandese, ma principalmente belga. Letteralmente luikse wafels significa "cialda di Liegi". Rispetto agli stroopwafels, sono più grandi, più corposi, e non hanno ripieno ma eventualmente una copertura. I mergpijpjes sono invece sostanzialmente biscotti, oppure marzapane ricoperti da crema e da cioccolato. Io non posso mangiare nulla di tutto quanto descritto, essendo celiaco, ma Giulia non ha perso tempo e a giudicare dalla velocità con cui sta consumando questi dolciumi, buoni lo devono essere sul serio.
San Nicola e il suo servo...tutto cioccolato |
Qualcosa di "commestibile" anche per me l'ho trovato nell'accoppiata Sinterklaas-Zwarte Piet: nient'altro che l'accoppiata olandese di San Nicola e del suo servo nero. Si trovano anche qui in Germania, con altri nomi (Santa Klaus e Knecht Ruprecht), e sono uno dei dolci più tradizionali dell'Avvento anglosassone. È puro cioccolato al latte; sono come un uovo di Pasqua, senza la forma dell'uovo e senza la sorpresa, ma con la forma dei due personaggi e la stessa bontà... con loro l'appuntamento è fissato all'8 dicembre.
Ah, dimenticavo: tutta questa bontà mi è costata la bellezza di... 6,79 €. In Italia probabilmente sarebbe costata tre volte tanto.
Merfpijpjes (fonte: chickslovefood.com) |
Proprio nella piazza di Houten c'è un piccolo mercato. Avendo la macchina a pochi passi, decidaimo di farci un salto. Ci saranno quattro/cinque bancarelle, non di più, giusto quello che serve agli abitanti del quartiere. È veramente molto curioso vedere che si può trovare una fioraia ma nessun fruttivendolo. C'è il macellaio, il formaggiaio e una gastronomia, ma zero frutta e verdura. Che non sia parte della dieta olandese? Beh, probabilmente oltre al mare, qui di mediterraneo non c'è nemmeno il modo di mangiare.
Formaggio a palate! |
Sempre sulla piazza si trova una libreria enorme, che fa probabilmente parte di una di quelle catene stile Feltrinelli in Italia o Hugendubel in Germania. Però il quartiere in cui si trova è veramente piccolo... Immaginate un paese italiano di cinquemila abitanti, come tanti se ne trovano nelle pianure torinesi da cui provengo. Bene, immaginate in questo paese una libreria di tremila metri quadri (una stima). Fatto? Beh, secondo me nel giro di pochi mesi si ritroverebbe costretta a chiudere. Questione di cultura, no?
Cultura è una parola che credo rivesta molta importanza in Olanda. Lo si vede dalla cura per le persone e per l'ambiente: dalle strade ottimamente manutenute all'attenzione per i ciclisti, per le città a misura d'uomo e gli uffici moderni a basso impatto ambientale e dalle zero barriere architettoniche. O dallo straordinario connubio tra l'uomo, l'acqua e la terra. Lo si vede anche dal modo di interfacciarsi con le persone straniere: non vi è una persona che non sappia l'inglese, pure la commessa sessantenne del supermercato parla la tua stessa lingua. È anche da queste cose che si misura il livello culturale di un paese. Da questo punto di vista non mi stupisco di trovare l'Italia in fondo alla classifica, purtroppo...
Bis bald!
Stefano
Nessun commento:
Posta un commento