mercoledì 4 febbraio 2015

L'anno del Cervino

"Tremila metri sotto di noi erano i verdi campi di Zermatt, punteggiati di chalets da cui si alzava pigro un fumo azzurrastro. Meno di 2500 metri più sotto, sull'altro versante, erano i pascoli di Breil. C'erano oscure foreste nere, vividi prati ridenti; salti di cascate e acque immobili nei laghi; terre fertili e distese selvagge; pianure soleggiate e gelidi plateaux. C'erano le forme più irregolari e i profili più aggraziati, ardite pareti di roccia verticale e gentili pendii ondulati; montagne rocciose e montagne innevate, umili e solenni, o bianche e lucenti, con muraglie, torri, pinnacoli, piramidi, cupole coni e punte! C'era ogni tipo di combinazione che l'universo possa offrire, e ogni genere di contrasto che il cuore possa desiderare. Restammo sulla cima per un'ora, «un'ora colma di vita gloriosa»."
Edward Whymper, La salita del Cervino

"Verso le tre del pomeriggio, quando mi trovo a soli cinquanta metri dalla vetta, improvvisa e splendente appare la croce metallica fissata alla sommità. Il sole che la illumina da sud la fa apparire come incandescente. Sono quasi abbagliato dai suoi contorni luminosi. Gli aerei, ormai numerosi e che nell'ultima ora mi hanno assordato con il loro rombo, sembrano intuire la solennità del momento. Forse per discrezione si allontanano un po' lasciandomi percorrere gli ultimi metri in silenzio. Come ipnotizzato, stendo le braccia a quella croce fino a stringerla al petto."
Walter Bonatti, I miei ricordi (sulla scalata del 1965 al Cervino)

 Gigante tra le nuvole (© Nico Schaerer)

Ciao a tutti!
L'uomo è stato da sempre affascinato dalle grandi montagne. Perché sono maestose, affascinanti per quello che rappresentano esteticamente e simbolicamente. Perché è naturale il desiderio di conquista, raggiungere un punto dove più in alto, con le proprie gambe e con le proprie braccia, non si può proprio arrivare. Perché è innato nell'uomo il desiderio di conquista, e quale conquista più eroica vi è se non quella di poter abbracciare il mondo intero con lo sguardo, da una cima di oltre quattromila metri?
Le montagne sono entità mirabili, strabilianti. Tutte. Per la loro forma, per la loro verticalità. Per la loro imponenza. O forse, per il solo fatto di esistere. Meglio la mole dell'Everest o il fascino del Monte Bianco? Meglio la lama verticale del Cerro Torre o lo strapiombo dell'Eiger? Meglio il ghiaccio del Monte Rosa o la roccia delle Tre Cime di Lavaredo? Ognuno, come il proprio dio, ha la propria montagna simbolo, quella che sa condensare dentro di sé l'apice delle emozioni.

Parete sud - L'immagine più famosa per gli italiani

La mia è il Cervino, il Mont Cervin o Matterhorn, a seconda della lingua. Indiscutibilmente, senza ombra di dubbio. Una silhouette inconfondibile, magica. La parete sud, altissima, che domina la conca del Breuil; la parete est, così prodigiosamente piatta; la parete ovest, contemporaneamente magica ed oscura; la parete nord, qualcosa di estremamente perfido, un frutto dalla sfida della natura all'uomo.
Per me è LA montagna. Quella che vorrò sempre vedere, della quale mai mi stuferò. Quella in cui ho scoperto la mia passione per le alte quote, quella che ha visto i miei primi passi da trekker, quella che ha scortato una bella fetta della mia Alta Via n.1, quella che mi ha visto innamorare.

Rabbia, prepotenza (fonte: dovesciare.it)

Per chi ama il Cervino (e sono tanti), il 2015 non è un anno come tutti gli altri. Valtournenche e Zermatt si apprestano a festeggiare due grandi eventi: i centocinquanta anni della prima ascensione al Cervino, da parte della cordata capitanata da Edward Whymper, e i cinquant'anni della prima ascensione invernale dalla parete nord, da parte di Walter Bonatti. È un anno, questo, che va celebrato a dovere.
Io cercherò di farlo nel migliore dei mondi, sulle pagine di A spasso tra i Giganti, tramite le più belle immagini di questa montagna unica al mondo e le più importanti parole che siano mai state spese su questo stupefacente gigante delle Alpi. Comincio oggi, proprio con le parole di inizio post, scritte dalle mani e dal cuore di due monumenti della montagna, Whymper e Bonatti, che sullo gneiss del Cervino hanno lasciato una traccia indelebile nella storia dell'alpinismo.
Bis bald!
Stefano

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