Con questo post inizia il racconto di un percorso che nel giro di nove settimane mi porterà, salvo imprevisti, in quel di Amburgo, a correre la mia sesta maratona. Concludere una maratona - in due ore o in sei non fa differenza - non è una semplice corsa che richiede un buon allenamento. È molto di più: è un indimenticabile viaggio alla scoperta di noi stessi, del nostro io e dei nostri limiti. È un percorso fatto da sacrifici (e non solo per chi corre), intricato di ostacoli, ma che regala una soddisfazione enorme, se viene terminato riuscendo a raggiungere il proprio obiettivo, e soprattutto se viene vissuto intensamente, fino in fondo, con passione. Per questo motivo, ho deciso di chiamare i post in cui racconterò le mie sensazioni in vista dell'appuntamento del 26 aprile 2015 "Road to Hamburg".
Dopo il fondamentale rinforzo muscolare condotto tra i mesi di gennaio e febbraio, è arrivato il momento di riprendere il gesto della corsa. Per la prima volta da quando ho cominciato a correre in maniera continuativa e la corsa è diventata non solo un modo per star bene, bensì un vero e proprio sport, mi sono ritrovato a dover utilizzare il tapis roulant per allenarmi. È una condizione sostanzialmente necessaria, in quanto il freddo della Franconia mantiene costantemente le temperature intorno allo zero; nonostante Schweinfurt sia posta a poco più di duecento metri di altitudine, talvolta nevica copiosamente - l'ultima volta qualche giorno fa - le strade sono spesso gelate e la sabbia che viene cosparsa non aiuta di certo l'aderenza tra la scarpa e il terreno. C'è il rischio di farsi male sul serio. Correre per un'ora sul tappeto è decisamente noioso. E dire che sono anche fortunato, dalle vetrate della mia palestra posso osservare lo scorrere del tempo in un angolo trafficatissimo della città. Ma un'ora è lunga: preferisco dedicarmi alla lettura, e gli e-book reader in questo senso sono fantastici.
L'inizio della preparazione di una maratona è contraddistinto da settimane di ripetute veloci: ad esempio, due minuti fatti a tutta birra, poi riposo. Il tutto moltiplicato per N volte: un allenamento sfibrante, che allena il cuore e la forza di volontà, nonché mette a dura prova il fisico. Ma è molto utile, perché la sofferenza è parte essenziale di una maratona, e perché va a incrementare alcune caratteristiche base per riuscire a concludere e a concludere bene i 42,195 chilometri. L'aumento della soglia anaerobica - ossia il limite oltrepassato il quale il corpo inizia a eccedere nella produzione di acido lattico - è sicuramente il beneficio più importante in questa fase di allenamento. La prima fase di allenamento è quindi quella dell'interval training, che sul tapis roulant si può eseguire bene se non forse meglio che all'aria aperta. Impostate le velocità (nel mio caso 11 km/h a "riposo" e 15 km/h nel momento di massimo sforzo) il gioco è fatto, non resta che correre. È ovviamente una fase tutt'altro che emozionante: non c'è il relax del lungo, manca il contatto con l'aria aperta, e il tappeto è uno strumento che riesco a digerire solo con qualche passatempo... Cercasi caldo e bel tempo, insomma!
Bis bald!
Stefano
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