martedì 5 novembre 2013

Le verdi acque e i quattordici ponti - Il racconto della mia Venice Marathon

Ciao a tutti!
Dieci giorni circa sono trascorsi dalla meravigliosa domenica in cui ho completato la mia terza maratona, a Venezia. Più passa il tempo e più sembra che tutti i racconti sulla mia esperienza della scorsa settimana, ai miei amici e ai miei colleghi, siano quasi banali. In realtà, affascinato come sempre da ogni nuova situazione che mi si pone davanti, mi trovo a dire (ancora una volta) che le immagini della mia Venice Marathon sono state tra le più emozionanti mai vissute da me. I 42,195 chilometri, Venezia, la prima volta di una maratona con Giulia, un concentrato di passioni in poco più di tre ore. Questo è il mio racconto...

Solo gioia all'arrivo! 3.18.07, nuovo personale

Parto dal dato a cui gli amici runner sono più interessati, il tempo. Come già detto domenica, all'annuncio del mio arrivo in Riva Sette Martiri (vedi post), il tempo fatto segnare è stato 3h18'07", con il quale miglioro il mio personale di quattro minuti rispetto al tempo della Turin Marathon 2012. Al traguardo sono arrivato addirittura 495° (58° di categoria), che è un gran bel risultato, io pensavo di poter stare nei primi mille, ma assolutamente non nei primi cinquecento. L'obiettivo prefissato, quello di migliorare il 3h22'05" di Torino e scendere sotto 3h20' è stato ampiamente raggiunto.

Stra, ore 9.30: ha inizio la 28°Venice Marathon

In realtà, durante i primi tre quarti di gara, ho anche accarezzato con la mente l'idea, un sogno in realtà, di andare sotto 3h15'. La proiezione all'arrivo dopo quindici chilometri era 3h14'59"... E anche fino al chilometro n°30, i tempi erano in linea per poter chiudere la maratona in 3h15' o poco più. Ma avevo speso troppo prima, mantenere quel ritmo era diventato insostenibile. Nonostante il calo nel finale, la mia maratona è stata un notevole crescendo. Al chilometro n°5 sono transitato in 803°posizione, al chilometro n°30 alla 664°posizione, per poi chiudere nei primi cinquecento. Il che vuol dire circa quaranta sorpassi ogni cinque chilometri. Il dato è tuttavia condizionato dai ritiri, specie quelli nel settore 30°-35° chilometro, in cui non è raro incontrare persone che gettano la spugna o che si ritrovano vittime di un infortunio.
Penso positivo anche alla luce della gara vera e propria. Il vincitore tra gli uomini, il keniano Nixon Machichim, ha chiuso la sua gara in 2h13'10", che è un tempo decisamente elevato. Dunque, fino a Venezia non è un percorso pieno di dislivelli da superare. In Venezia il percorso diventa tortuoso ma nel complesso, esclusi i ponti negli ultimi quattro chilometri, c'è qualche sottopasso e cavalcavia, nulla più. Barcellona, tanto per intenderci, ha un percorso decisamente più duro, con salite non ripidissime, ma lunghe. Eppure, a marzo, è stata vinta in 2h08'... Tutto ciò mi fa pensare che le condizioni di corsa (temperatura forse un po' alta e soprattutto umidità alle stelle) siano state fattori che hanno limitato la performance. In chiave futura, bene.

Il podio maschile: sul podio anche un italiano, Andrea Lalli, giunto in terza posizione

Cosa è stata questa Venice Marathon? Un lunghissimo concentrato di emozioni forti, a tutti i livelli.
La maratona inizia con la sveglia ed un inizio di giornata carico di nervosismo. Non è facile stare tranquilli nel giorno in cui concludi un percorso lungo mesi all'insegna del sacrificio, in cui hai condizionato le tue giornate ed il tuo tempo libero per compiere duri allenamenti. Ritrovo la tranquillità solamente nel momento in cui non devo più espletare alcuna "pratica", ossia quando deposito la borsa con gli indumenti puliti per il dopo-gara nell'apposito camion. In quel momento, non rimane più altro da fare se non correre. E la cosa mi dà molta tranquillità. So di essermi preparato bene e di poter fare una bella corsa.
Le condizioni climatiche non sono malvagie ma non eccelse. C'è nebbia, lungo la Riviera del Brenta. Un po' meno che alla sveglia delle 5.30, ma pur sempre un sottile velo di nebbia. Da una parte, va bene, perché la nebbia aiuta a mantenere fresco il clima. Dall'altro lato, c'è tanta umidità, ma questo già si sapeva.
Un veloce riscaldamento, non più di un chilometro, e dieci minuti di stretching, fondamentale. Un'ultima coda ai vespasiani, per evitare di portarsi dietro del peso inutile. Poi mi avvio corricchiando verso le gabbie installate davanti a Villa Pisani. Per chi non fosse pratico, le "gabbie" non sono altro che griglie in cui vengono separati i runner in base al tempo previsto di corsa. È un meccanismo di equità, chi è più veloce, parte davanti.

Non si molla al chilometro 30...

Nel momento in cui sei dentro, ti passa di tutto per la testa. Pensi ad una possibile tattica di gara sapendo bene che alla fine farò quel che ti senti in corsa. Senti i discorsi di chi ti sta accanto. Da una parte ridi, perché c'è gente esaltatissima, da una parte sei contento di essere lì, in mezzo a tanti che fra pochi minuti condivideranno la tua stessa identica fatica. Tanti parlano in gabbia. Per me quello è il momento della massima concentrazione, in cui pensi e ripensi a tutto ciò che ho fatto in questi ultimi due mesi. E non solo, il mio pensiero va velocemente a Giulia, che so in quel momento in viaggio verso Venezia, dove mi aspetterà... Inconsciamente, pensare alla tua donna è un modo per caricarsi di più, per raccogliere tutte le energie possibili. Più veloce correrò, più in fretta potrò riabbracciarla...
L'attesa davanti a Villa Pisani è lunga, eterna. Prima la partenza delle handbike (vinta poi dal grande Alex Zanardi) poi altri inspiegabili minuti di attesa, che rimarranno a parer mio l'unica pecca organizzativa di questa maratona, perfetta a livello logistico.

...così come non si molla al chilometro 40!

Poi arriva quel momento in cui si inizia lentamente ad avanzare e rimbomba lo sparo dello starter. Nessuna scusa, ora, adesso si corre, finalmente! È un'ondata incredibile quella che mi passa di fianco, velocissima. Sembrano tutti quanti indemoniati e penso "ce ne sono quarantadue da fare...". Il ritmo veloce, comunque, condiziona anche me e infatti, escluso il primo chilometro che corro per mia regola molto tranquillamente, inizio a macinare i primi chilometri sul ritmo di 4'33"-4'37"/km. Tempi da 3h15', e pensi, pensi, pensi. E non ci credi. Però in quei chilometri stai bene, le gambe sono belle reattive.

Incitamenti alla ricerca di un gran finale

La Riviera del Brenta è fantastica, si corre sempre a fianco del grande canale che dà il nome a questa zona. C'è subito tantissima gente sul percorso, su tutti i comuni del percorso la gente non smette di incitare. Nella prima parte di gara il massimo è ai quindici chilometri. I dipendenti dell'Aprilia (Noale è a pochi chilometri da qui), preoccupati per il possibile ridimensionamento aziendale, manifestano contro i tagli e allo stesso tempo incoraggiano i maratoneti, i quali non disdegnano un saluto e un incitamento. In fondo, seppur a livelli completamenti diversi, una maratona o conservare il posto di lavoro sono una dura battaglia.
Qualcosa di fantastico che ricorderò per sempre, forse perché è la prima volta che mi capita, è stato l'apporto morale dei bambini. Sono stati incredibili... Tendono la mano e quando li vedi che sono lì ad aspettarti, è impossibile non dare loro il cinque. È una violentissima scarica di energia come poche altre, giuro. In quei momenti vedo il ritmo alzarsi improvvisamente, e il cuore è felice.

Grandioso Alex Zanardi, primo nella gara delle handbike

I primi venti chilometri si concludono poco dopo la meravigliosa Villa Foscari. E qui perdiamo anche il fil rouge della prima metà di gara, il Brenta. Si entra nella zona industriale di Marghera, e si vede. Il canale color verde smeraldo sempre alla nostra destra per più di un'ora e mezza, lascia il posto a grigi fabbricati.
Sarà il paesaggio, ma qui inizia la prima mini-crisi, se si vuole definirla così. Essa trova il proprio culmine in occasione del primo rifornimento. Sono consueto non fermarmi mai a bere e mangiare. Preferisco acchiappare in modalità "on-fly" qualsiasi sia la forma dei rifornimenti. Che sia la bottiglietta di acqua, il bicchiere di sali o un pezzo di frutta, non voglio perdere tempo prezioso e soprattutto interrompere il ritmo gara, so che le mie gambe ne soffrirebbero. I primi due pezzi di mela della maratona sono micidiali e sprangano violentemente lo stomaco. E il chilometro che porta al traguardo intermedio dei 21,097 km è di gran lunga il peggiore finora corso.

Ed è con sofferenza che si saluta Piazza San Marco...

La musica cambia quando si entra nel centro abitato di Marghera e soprattutto a Mestre. Nonostante percepisca che stia correndo oltre le mie possibilità, non mollo la presa ripensando a tutti i "daine mac!" di Andrea... C'è da soffrire non poco quando si affronta il sottopasso pedonale della ferrovia a Mestre, la risalita non è lunga ma sufficientemente ripida da sentirla nei quadricipiti femorali già messi a dura prova.
Si esce dal sottopasso in Via Dante ed è una festa, sembra che tutta Mestre si sia riversata in strada. Il clima è caldissimo, mi ricorda un po' quel mezzo chilometro da brivido a Barcellona in Ronda Sant Pere, in cui potevi sentire anche l'onda di pressione degli applausi, con i tifosi praticamente attaccati a te. Piazza Ferretti è una bolgia...Queste manifestazioni di entusiasmo non fanno altro che caricarmi e ritrovo momentaneamente le energie per continuare a spingere verso un gran tempo. Ora corro per chiudere a 3h15'30".

Atterraggio! Discesa dal ponte sul Canal Grande

Superato il centro di Mestre si affrontano alcuni laghi viali, tra cui l'alberato Viale San Marco, il preludio ad uno dei passaggi più duri della maratona. È il chilometro ventinove quando si supera il ponte pedonale che porta al Parco San Giuliano. Sembra non finire più, e in quei lunghi istanti penso alla corsa in salita impostami da Edoardo. Non si molla, e anche il ponte passa. Poi si scende e si inizia la lunga e tortuosa serie di curve nel parco. Mi rendo sempre più conto che il passo tenuto fin lì (ancora un fantastico 4'36"/km nel settore 25-30 km) è praticamente impossibile da sostenere fino alla fine, le gambe sono alla frutta.

Di corsa lungo il Brenta

Ah, la frutta, ancora lei a togliere di mezzo ogni velleità di sogno.
Superato il Parco San Giuliano, si arriva tramite una serie di curve al Ponte della Libertà. Finalmente la laguna. Il sole inizia a spuntare timido, ma lo skyline di Venezia ancora non si vede. Saranno lunghi, questi 3800 metri con due presenze costanti: la ferrovia a sinistra e la coda di automobili a destra.
Qui cade il chilometro trentacinque e ivi è collocato il rifornimento, quello più importante in assoluto, da non saltare per nulla al mondo: troppo importanti gli ultimi carboidrati e gli ultimi sali per finire in bellezza la maratona. Mi accingo, come sempre senza interrompere la falcata, a prendere un pezzo di banana. Pronto per allungare il passo succede l'imprevedibile. E il prezioso frutto finisce sull'asfalto. Fermati, prendi velocemente un altro pezzo di frutta e riparti. Nulla è più come prima, per qualche chilometro. Le gambe ora sono completamente bloccate, come un pezzo di marmo. E ai chilometri 36 e 37, infatti si corre oltre i 5'/km. Come varia la situazione per un piccolo imprevisto... Come è tutto così diverso quando senti di non averne più.
Una cosa però, l'ho sentita eccome. Parte dei sali minerali presi al rifornimento mi scende sulla pelle, all'altezza del petto. Ed è lì che sento un bruciore incredibile. È il segno premonitore di un evento mai vissuto - letteralmente - ma spesso osservato a fine gara su altri podisti, il sanguinamento del capezzolo. Brucia, brucia tantissimo, ma di questo ce ne cureremo dopo, a maratona archiviata.

Alla costante ricerca del tifo del pubblico

In realtà, ne ho ancora. Archiviato il Ponte della Libertà, sul quale comunque supero numerosissimi maratoneti fermatisi per infortunio, inizia una delle parti più brutte del percorso, attraverso la zona portuale di Venezia. Cerco di controllarmi, senza esagerare. Mi rendo comunque conto che se il sogno impossibile non si può raggiungere, il traguardo prefissato - scendere sotto le 3h20' - è pienamente raggiunto, a meno di infortuni dell'ultimo chilometro. Non manca molto... E poco prima del chilometro 39 inizia la serie di ponti che caratterizza la maratona di Venezia. Si inizia con il Ponte Molin; il cartello inizia la conta alla rovescia: -14. Quattordici piccole asperità da oltrepassare, raschiando dal fondo tutte le energie rimaste. Dopo il primo ponte, i numerosi turisti presenti in quel momento alle Fondamenta Zattere ci guardano un po' stupiti ma ci applaudiscono. E quando non sento l'incitazione del pubblico, ci penso io ad aizzarli con qualche urlaccio. Le gambe non ne possono più, ma di fiato ne ho da vendere!

L'estremamente infinito: il Ponte della Libertà

Il canale della Giudecca ora si mostra al popolo della maratona in tutto il suo splendore. È meraviglioso, la nebbia se ne è finalmente andata e ci regala la visuale più bella di Venezia.
Fondamenta Zattere ai Saloni: il passaggio diventa sempre più stretto per i maratoneti. Ciò non può che voler dire una cosa: il Canal Grande è vicinissimo! Il chilometro 40 vola... Anche le gambe volano verso qualcosa di indescrivibile. Scrivo con la pelle d'oca, in questo momento. Punta della Dogana, inizia il ponte sul Canal Grande. Meraviglia, stupore, come un bambino che vede per la sua prima volta il mare. La testa è continuamente rivolta a sinistra. Corro con il sorriso, e mi accorgo ancora una volta come due mesi di fatiche siano ora ampiamente ripagati.
Si atterra nel sestiere San Marco su una stazione del vaporetto, quella di Vallaresso, c'è spazio per il passaggio di una persona per volta. Non so oso immaginare come faranno i maratoneti al seguito dei pacer a transitare incolumi. Si va verso Piazza San Marco ora, tra le bancarelle dei souvenir, tra le quali si coglie qualche mugugno infastidito di qualche turista. Chissene...

Ingresso in Piazza San Marco!

Una curva a sinistra e...
Piazza San Marco.
Davide e Golia. Io Davide, tutto il resto è Golia. La piazza più bella, una cornice maestosa. La Basilica di San Marco e Palazzo Ducale assistono severe ed imperiose al passaggio dei maratoneti, stanchi e meravigliati al cospetto di questa grandezza. Nella mia quarta volta a Venezia, mai mi sono sentito così piccolo, così minuscola parte del mondo. E anche così stupito.

Si corre spinto dall'entusiasmo, il mio e quello della folla!

Si vola, adesso, sulle ali dell'entusiasmo. Che carica che ti dà correre in questa città!
Quando si gira a sinistra, si apre completamente la piazza, circondata dalle Procuratie. Non so come, forse è il destino, forse una premonizione che sa di divino, ma con lo sguardo intravedo Giulia, lì ad aspettarmi, con la macchina fotografica in mano.
Chissà quanto tempo è che aspetta questo momento: i minuti fluiti impazientemente in Piazza San Marco? No, di più. Le ore e oltre di mia corsa trascorse da lei a Venezia? No, di più, di più! Cinque ore, il tempo passato dall'ultimo bacio nella nebbia davanti ad un'anonima stazione ferroviaria prima dell'ultimo saluto pre-gara, quel "torna presto" che passano i mesi ma è sempre capace di accelerare improvvisamente il battito cardiaco? No, di più, molto di più! I due mesi di preparazione, passati per la maggior parte a distanza di centinaia di chilometri? No... sono tutta la nostra storia insieme, che da una maratona in terra di Catalogna è nata e con una maratona nella città più stupenda che due innamorati possano sognare, trova ulteriore energia.
Il cronometro perde in questi incancellabili istanti ogni senso. Conta solo lei. Mi sposto verso sinistra, affianco le transenne, mi fermo e la bacio, incurante degli spettatori a fianco. Solo un attimo, poi, rischiando di travolgere un altro maratoneta, si riparte. Un bacio che ti dà la carica per chiudere l'ultimo miglio della maratona ti fa anche dimenticare dove ti trovi in quel momento.
Non ci provo neanche a cercare aggettivi per descrivere questi istanti, ogni commento è superfluo.

Liberazione... L'arrivo è ad un passo!

Piazza San Marco passa, e ora ci sono ancora sette ponti. Si svolta verso Riva degli Schiavoni e immediatamente appare spaventoso il primo di questi ponti, il Ponte della Paglia. Fa paura, per quanto è ripido. Non è un impressione, duro lo è per davvero.
C'è sempre più folla, e specie sui ponti l'incitamento è tanto. Ma non mi accontento e chiedo di più al pubblico. "Non vi sento!", "Su col tifo!", "Voglio sentirvi di più!", basta urlare queste cose, uscite dalla mia bocca in non so quale maniera, per scatenare gli incoraggiamenti. Non so più di avere due gambe, il livello di adrenalina è tale per cui tu corri senza rendertene conto, senza capire cosa stai facendo, senza comprendere a fondo l'impresa che ancora una volta stai portando a termine. E senza realizzare che stai ancora macinando metri ad un passo incredibile. Correre a 4'53"/km dopo quaranta chilometri e con tutti i ponti, le strettoie - e una sosta speciale - è magnifico!

Terza medaglia in bacheca

Poi arriva quel momento in cui superi anche l'ultimo ponte, il Ponte de la Veneta Marina. Ci sei, il traguardo è laggiù e niente te lo può ancora togliere. Ancora una volta, gioia immensa. Stavolta è tale per cui devo sfogare tutto il turbinio di emozioni al mio interno con un ultimo grido liberatorio, a braccia levate. La terza è andata, la più bella in assoluto.
Via il chip, dentro la medaglia. La foto di rito, una borsa di rifornimenti. E poi subito alla ricerca di Giulia. In barba all'organizzazione ci troviamo lungo le transenne, ma dobbiamo ancora aspettare per il tanto desiderato abbraccio.

La consueta felicità post-maratona

È dolce Venezia, è dolce questo arrivo. È magica questa città, è una favola dal lietissimo fine.
Ancora una volta, al termine, il primo pensiero va alla gioia della prossima maratona. Quante ne voglio fare, in quante città diverse... Di sicuro, questa a Venezia è solo la prima.
Correre qui è semplicemente unico. Mentre il vaporetto ti riporta ondulante al Tronchetto ti rendi conto che non c'è dolore sufficiente a pareggiare l'euforia dei leggendari 42,195 chilometri qui, in questo sogno.
Bis bald!
Stefano

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