giovedì 8 maggio 2014

Essere berlinesi

«Ci sono molte persone al mondo che non comprendono, o non sanno, quale sia il grande problema tra il mondo libero e il mondo comunista. Fateli venire a Berlino! Ci sono alcuni che dicono che il comunismo è l'onda del futuro. Fateli venire a Berlino! Ci sono alcuni che dicono che, in Europa e da altre parti, possiamo lavorare con i comunisti. Fateli venire a Berlino! E ci sono anche quei pochi che dicono che è vero che il comunismo è un sistema maligno, ma ci permette di fare progressi economici. Lasst sie nach Berlin kommen! Fateli venire a Berlino! Tutti gli uomini liberi, ovunque essi vivano, sono cittadini di Berlino, e quindi, come uomo libero, sono orgoglioso di dire: Ich bin ein Berliner!»
John Fitzgerald Kennedy, discorso del 26 giugno 1963 durante la visita a Berlino

Un pezzo di muro in Potsdamer Platz

Ciao a tutti!
C'è ancora un aspetto di Berlino che non ho approfondito, sicuramente il più spinoso. Parlo del famoso Muro. È un argomento che ho lasciato per ultimo, in quanto non è facile parlare di un fatto storico così doloroso. La mia testa aveva bisogno di rielaborare prima di poter trarre delle “conclusioni”… che mai saranno finali, non avendo avuto tempo e modo di approfondire a dovere.

Non ho parole

Innanzitutto: Muro di Berlino, di cosa si tratta? È una separazione all'interno della città di Berlino tra l'area di influenza sovietica e l'area di influenza occidentale. Venne eretto dalla DDR nel 1961 per evitare la fuga in massa dei berlinesi dell'Est verso l'Ovest, e venne smantellato a partire dal 9 novembre 1989, il giorno in cui si ricorda la sua fine. Avevo appena compiuto quattro anni… Fu quello un momento di straordinaria rivoluzione, su diverse scale: dalle famiglie divise tra Ovest ed Est che potevano finalmente ritrovarsi, alla città che non sarebbe più stata segnata da una così infame barriera; dalla Germania che poteva tornare un'unica nazione, all'Europa e al mondo intero, che vedevano così finita la Guerra fredda e la contrapposizione USA contro URSS.

State per entrare...

Il Muro di Berlino è fondamentalmente tragedia: famiglie spezzate, amicizie finite, disperazione e desolazione nell'anima di molti. È morte: si aggira attorno a duecento il numero delle vittime del Muro, uccise dai sovietici o perite incidentalmente nel tentativo di sopraffare questa orrenda barriera. Delle croci bianche, dislocate nei luoghi della loro morte, ricordano le vittime del Muro. Ma è anche rinascita: la spinta unificatrice ha influenzato la Germania tutta ed ora, dopo più di vent'anni dalla riunificazione e, per quanto mi riguarda, dopo otto mesi di vita in Germania, sembra che questa barriera non ci sia mai stata. Mai sentito di pregiudizi tra i tedeschi dell'Ovest e quelli dell'Est, tanto per fare un esempio.

Nel muro

C'è un certo brivido nello stare lì dove si è scritta la storia. La porta di Brandeburgo, il Parlamento tedesco, Potsdamer Platz, tutti luoghi dove correva il Muro. Pochi chilometri che hanno segnato la storia del mondo intero. Però c'è qualcosa che proprio non mi va giù. È ciò che ne è stato fatto dopo. Non parlo dello smantellamento: quello era logico che avvenisse, al fine di riportare normalità. E anche se il muro fosse stato completamente abbattuto, avrei compreso il gesto: troppo profondo l'odio per quella barriera che per troppo tempo ha separato un mondo.

Graffiti, scritte e chewing-gum

Ciò che non riesco a digerire è la commercializzazione fatta successivamente alla caduta. In Potsdamer Platz e in Friedrichstraße (là dove sorge il famoso Checkpoint Charlie) ci si può far fotografare in compagnia di falsissimi ufficiali americani o russi. Sganciando, ovvio. Nei negozi di souvenir sono gettonatissimi i magneti con finti frammenti di muro. E cosa sono diventati quei luoghi? In Friedrichstraße è stata allestita una sorta di spiaggia con annesso bar. Davanti alla Brandeburger Tor, in occasione delle festività pasquali, è stato montato un gigantesco luna park. Troppi soldi che ruotano attorno a luoghi della tragedia. C'è molto cattivo gusto in tutto ciò. Dimenticare, andare oltre, può andare bene, ma qui c'è gente che ci ha rimesso la pelle, inseguendo un sogno, una vita migliore, una speranza negata.

Ecco cos'era la Porta di Brandeburgo ai tempi del Muro (fonte: panoramio.com)

Non mi faccio problemi a paragonare il business del Muro di Berlino a quello che vidi una quindicina d'anni fa a San Giovanni Rotondo, il noto paese di Padre Pio. Uno schifo: bancarelle con l'effigie del santo ovunque, un livello di lucro che non si addice ad un luogo in cui dovrebbe prevalere la religiosità, la riflessione, la preghiera. Un disgusto che fece promettere a me stesso di non tornarvi mai più.
A Berlino ci tornerò, invece, perché Berlino non è soltanto il Muro ma molto di più, come ho raccontato nei precedenti post. Da una cosa mi piacerebbe ripartire nella mia visita di Berlino: si tratta del Museo del Muro, a due passi dal Checkpoint Charlie. Per capire ancora meglio, il significato vero di questo emblema della divisione tra i popoli e quanto abbia condizionato la storia che stiamo vivendo.
Bis bald!
Stefano

Nessun commento:

Posta un commento

LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...