Ciao a tutti!
La Verrückte Idee prosegue spedita verso le ultime regioni, quelle del Nord. Il weekend appena trascorso è stato all'insegna delle città anseatiche: Amburgo e Brema, due città che fanno stato a sé, come Berlino. Esse fanno parte della cerchia di città che per molti secoli hanno costituito la Lega anseatica, un'organizzazione che deteneva il monopolio del traffico commerciale marittimo. La storia di Brema ed Amburgo è infatti strettamente connessa con quella dei loro porti.
Quella di Brema è ancora più strana: il suo porto principale è staccato dal nucleo principale della città, un'enclave nel territorio della Bassa Sassonia. Bremerhaven, così si chiama la città dove è ospitato il porto di Brema, è un'ulteriore enclave della Bassa Sassonia, ma qualche decina di chilometri a nord, dove il Weser – il fiume che attraversa anche Brema – incontra il suo affluente Geeste, prima di sfociare nel Mare del Nord. Il territorio del Land di Brema (vedi immagine in basso) consta quindi di due città: Brema e Bremerhaven. Di quest'ultimo, il territorio passò nel XIX secolo a Brema, che lo acquistò dal Regno di Hannover: le ragioni sono da ricercare nell'ormai sempre più risicato spazio in cui sorgeva il vecchio porto. Nell'area di Bremerhaven iniziò dunque a sorgere quello che ora è il quarto porto europeo per dimensioni.
L'arrivo a Bremerhaven è un po' sottotono. Palazzi alti, squadrati, vie che seguono diligentemente la forma dell'ambiente circostante. Sembra tutto molto rigoroso, come si dovrebbe adire ad un ambiente complesso come un porto. Tuttavia, molto lentamente, il percorso lungo questo mondo – completamente diverso da ogni altro luogo sinora visto in Germania – mi ha portato ad essere totalmente rapito da Bremerhaven. Che non è un singolo mondo, è un insieme di mondi che si uniscono in questo enorme complesso unito da un unico filo conduttore: il mare.
Ciò che pare subito evidente è il gusto dell'architettura moderna; sono due gli edifici che più di ogni altro colpiscono. Il primo, per bellezza visiva, è il Klima Haus Bremerhaven 8°Ost, una sorta di iperavveniristico canotto, un vero è proprio simbolo nonostante la sua costruzione sia veramente molto recente (risale al 2009). All'interno trova posto un museo veramente inusuale: in questo volume trovano spazio le risposte a tutte le nostre domande sulla problematica del surriscaldamento globale, e una serie di esperienze interattive legate al clima della nostra Terra. Un museo notevolissimo, che ho ritenuto fosse meglio posticipare: ci dev'essere da divertirsi, e per quello preferisco essere con Giulia. Il secondo, è l'imponente Atlantic Hotel, che colpisce per il design della sua linea, che sembra raffigurare un albero e la sua vela – tanto per rimanere in tema - nonché per la sua mole.
Questi due edifici segnano completamente lo skyline di Bremerhaven. Senza, molto probabilmente non sarebbe un luogo così attraente.
Collegato a questi due edifici, si trova uno stranissimo shopping center. Si chiama Mediterraneo. Il nome è perfetto, perché ha a che fare col mare, in primis. E poi perché i negozi che vi si trovano all'interno occupano un'area ricostruita ad immagine e somiglianza, soprattutto nella decorazione, di un villaggio italiano. E italiani sono molti degli esercizi che si possono incontrare. Una piccola Italia nello sperduto nord della Germania.
L'offerta culturale che offre Bremerhaven, al di fuori del complesso che trova il suo fulcro nella Klima Haus, è molto vasta, considerando che Bremerhaven non è una località di punta del turismo tedesco. Vi è un museo, o meglio, un zoo, dedicato esclusivamente alle specie che trovano il loro habitat naturale nel Mare del Nord. Vi è il cosiddetto “museo dei migranti”: Brema era collegata costantemente con New York, ed era uno degli scali principali da cui salpavano migliaia di cittadini europei in cerca di un futuro migliore negli States. Vi è il museo della navigazione: non lontano dal centro, si trova infatti un'area in cui ormeggiano velieri di diverse epoche, ultima testimonianza di una civiltà marittima passata, ormai ben lontana da quella attuale.
Il museo, se così si può chiamare, sul quale ho optato, è invece decisamente atipico: si tratta dell'U-Boot 2540 Wilhelm Bauer, un sottomarino da combattimento mai utilizzato in guerra, recuperato ed ora museo di elevatissimo interesse. Perché ci si immerge (è il caso di dirlo) in un nuovo mondo, quello della guerra sottomarina, qualcosa di molto distante da noi. La guerra sottomarina non si può vedere, neanche nei vecchi filmati di guerra, ma la si può solo immaginare nei film stile James Bond. L'occasione è ghiotta e non me la faccio di certo scappare. Tutto quanto è decisamente impressionante: la dimensione dei siluri, gli sconcertanti Torpedo; la ristrettezza della vita di bordo, tra corridoi angusti, camere dallo spazio risicatissimo e toilette angoscianti; la complessità tecnica di una macchina dal principio semplicissimo ma nella quale bisognava districarsi a fatica; per ultimo, il periscopio, ancora funzionante. Con il quale ridere nell'osservare tutti quelli che esternamente fotografano il sottomarino. “Qualcuno vi sta guardando…”
Una lunga passeggiata lungomare (o lungofiume, anche se il Weser è così ampio che per me si tratta già di Mare del Nord…) conduce al cuore mercantile di Bremerhaven. Quanto a porti, avevo sempre e solo visto quelli turistici (Costa Azzurra, Savona, Venezia), mai uno industriale. Quello di Brema è un buon esempio, enorme, complicato, intricato. L'aspetto è un tantino terrorizzante. È sabato, nessuno è al lavoro, la grande macchina portuale è ferma. Come se si fosse fermato il tempo. Nella totale assenza di movimento, ciò che colpisce è la perfetta organizzazione dell'area. Ordinata, pulita, segnali e cartelli in ogni dove. Un bell'esempio di efficienza tedesca.
E poi, per chiudere, c'è il centro di Bremerhaven. Sì, non è solamente un porto e basta, è anche una città. Di oltre centomila abitanti. I cui primi insediamenti risalgono al XII secolo. Ovviamente, non offre molto di più di una qualsiasi città industriale, ma stupisce per il calore della Alten Hafen, la lunga via che scorre lungo gli affollatissimi centri commerciali e il verde pubblico. Da una città che doveva essere poco più di un'austera città portuale, non mi aspettavo tutta questa vitalità.
E intanto, siamo a -4. Se quelle quattro continuano a stupire come Bremerhaven, beh, ne vedrò delle belle…
Bis bald!
Stefano
La Verrückte Idee prosegue spedita verso le ultime regioni, quelle del Nord. Il weekend appena trascorso è stato all'insegna delle città anseatiche: Amburgo e Brema, due città che fanno stato a sé, come Berlino. Esse fanno parte della cerchia di città che per molti secoli hanno costituito la Lega anseatica, un'organizzazione che deteneva il monopolio del traffico commerciale marittimo. La storia di Brema ed Amburgo è infatti strettamente connessa con quella dei loro porti.
L'inconfondibile Klima Haus Bremerhaven 8°Ost |
Quella di Brema è ancora più strana: il suo porto principale è staccato dal nucleo principale della città, un'enclave nel territorio della Bassa Sassonia. Bremerhaven, così si chiama la città dove è ospitato il porto di Brema, è un'ulteriore enclave della Bassa Sassonia, ma qualche decina di chilometri a nord, dove il Weser – il fiume che attraversa anche Brema – incontra il suo affluente Geeste, prima di sfociare nel Mare del Nord. Il territorio del Land di Brema (vedi immagine in basso) consta quindi di due città: Brema e Bremerhaven. Di quest'ultimo, il territorio passò nel XIX secolo a Brema, che lo acquistò dal Regno di Hannover: le ragioni sono da ricercare nell'ormai sempre più risicato spazio in cui sorgeva il vecchio porto. Nell'area di Bremerhaven iniziò dunque a sorgere quello che ora è il quarto porto europeo per dimensioni.
Un veliero turistico abbandona il porto di Bremerhaven |
L'arrivo a Bremerhaven è un po' sottotono. Palazzi alti, squadrati, vie che seguono diligentemente la forma dell'ambiente circostante. Sembra tutto molto rigoroso, come si dovrebbe adire ad un ambiente complesso come un porto. Tuttavia, molto lentamente, il percorso lungo questo mondo – completamente diverso da ogni altro luogo sinora visto in Germania – mi ha portato ad essere totalmente rapito da Bremerhaven. Che non è un singolo mondo, è un insieme di mondi che si uniscono in questo enorme complesso unito da un unico filo conduttore: il mare.
Uno scorcio dell'immensa area portuale di Bremerhaven |
Ciò che pare subito evidente è il gusto dell'architettura moderna; sono due gli edifici che più di ogni altro colpiscono. Il primo, per bellezza visiva, è il Klima Haus Bremerhaven 8°Ost, una sorta di iperavveniristico canotto, un vero è proprio simbolo nonostante la sua costruzione sia veramente molto recente (risale al 2009). All'interno trova posto un museo veramente inusuale: in questo volume trovano spazio le risposte a tutte le nostre domande sulla problematica del surriscaldamento globale, e una serie di esperienze interattive legate al clima della nostra Terra. Un museo notevolissimo, che ho ritenuto fosse meglio posticipare: ci dev'essere da divertirsi, e per quello preferisco essere con Giulia. Il secondo, è l'imponente Atlantic Hotel, che colpisce per il design della sua linea, che sembra raffigurare un albero e la sua vela – tanto per rimanere in tema - nonché per la sua mole.
Questi due edifici segnano completamente lo skyline di Bremerhaven. Senza, molto probabilmente non sarebbe un luogo così attraente.
Il porto "turistico" |
Collegato a questi due edifici, si trova uno stranissimo shopping center. Si chiama Mediterraneo. Il nome è perfetto, perché ha a che fare col mare, in primis. E poi perché i negozi che vi si trovano all'interno occupano un'area ricostruita ad immagine e somiglianza, soprattutto nella decorazione, di un villaggio italiano. E italiani sono molti degli esercizi che si possono incontrare. Una piccola Italia nello sperduto nord della Germania.
Un'occhiata alla skyline di Bremerhaven |
L'offerta culturale che offre Bremerhaven, al di fuori del complesso che trova il suo fulcro nella Klima Haus, è molto vasta, considerando che Bremerhaven non è una località di punta del turismo tedesco. Vi è un museo, o meglio, un zoo, dedicato esclusivamente alle specie che trovano il loro habitat naturale nel Mare del Nord. Vi è il cosiddetto “museo dei migranti”: Brema era collegata costantemente con New York, ed era uno degli scali principali da cui salpavano migliaia di cittadini europei in cerca di un futuro migliore negli States. Vi è il museo della navigazione: non lontano dal centro, si trova infatti un'area in cui ormeggiano velieri di diverse epoche, ultima testimonianza di una civiltà marittima passata, ormai ben lontana da quella attuale.
U-Boot 2540 Wilhelm Bauer, un museo "a mare aperto" |
Il museo, se così si può chiamare, sul quale ho optato, è invece decisamente atipico: si tratta dell'U-Boot 2540 Wilhelm Bauer, un sottomarino da combattimento mai utilizzato in guerra, recuperato ed ora museo di elevatissimo interesse. Perché ci si immerge (è il caso di dirlo) in un nuovo mondo, quello della guerra sottomarina, qualcosa di molto distante da noi. La guerra sottomarina non si può vedere, neanche nei vecchi filmati di guerra, ma la si può solo immaginare nei film stile James Bond. L'occasione è ghiotta e non me la faccio di certo scappare. Tutto quanto è decisamente impressionante: la dimensione dei siluri, gli sconcertanti Torpedo; la ristrettezza della vita di bordo, tra corridoi angusti, camere dallo spazio risicatissimo e toilette angoscianti; la complessità tecnica di una macchina dal principio semplicissimo ma nella quale bisognava districarsi a fatica; per ultimo, il periscopio, ancora funzionante. Con il quale ridere nell'osservare tutti quelli che esternamente fotografano il sottomarino. “Qualcuno vi sta guardando…”
Uno dei velieri della collezione del Deutsches Schiffahrtmuseum |
Una lunga passeggiata lungomare (o lungofiume, anche se il Weser è così ampio che per me si tratta già di Mare del Nord…) conduce al cuore mercantile di Bremerhaven. Quanto a porti, avevo sempre e solo visto quelli turistici (Costa Azzurra, Savona, Venezia), mai uno industriale. Quello di Brema è un buon esempio, enorme, complicato, intricato. L'aspetto è un tantino terrorizzante. È sabato, nessuno è al lavoro, la grande macchina portuale è ferma. Come se si fosse fermato il tempo. Nella totale assenza di movimento, ciò che colpisce è la perfetta organizzazione dell'area. Ordinata, pulita, segnali e cartelli in ogni dove. Un bell'esempio di efficienza tedesca.
Saluti da Bremerhaven! |
E poi, per chiudere, c'è il centro di Bremerhaven. Sì, non è solamente un porto e basta, è anche una città. Di oltre centomila abitanti. I cui primi insediamenti risalgono al XII secolo. Ovviamente, non offre molto di più di una qualsiasi città industriale, ma stupisce per il calore della Alten Hafen, la lunga via che scorre lungo gli affollatissimi centri commerciali e il verde pubblico. Da una città che doveva essere poco più di un'austera città portuale, non mi aspettavo tutta questa vitalità.
E intanto, siamo a -4. Se quelle quattro continuano a stupire come Bremerhaven, beh, ne vedrò delle belle…
Bis bald!
Stefano
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