giovedì 22 ottobre 2015

Le dieci cose che ho amato di più a Parigi

Ciao a tutti!
Quando vidi Parigi per la prima volta ero un giovane adolescente. Avevo da poco compiuto diciotto anni. Ma sapevo già prima di vederla che me ne sarei innamorato. E quando finalmente ebbi l'occasione di spendervi qualche giorno, beh, mi ero reso conto di non essermi sbagliato. In cuor mio, avevo sempre sperato di tornarci, un giorno o l'altro. Undici anni dopo ne ho avuto l'occasione. L'ho fatto con Giulia, con la mia futura moglie, ed è stato ancora più meraviglioso. Parigi è una città speciale, e chi si ama non può che amare Parigi.
Perché si ama Parigi? Un motivo vero e proprio non credo esista, è una combinazione di molteplici fattori, che possono essere anche molto diversi tra loro: luoghi, persone, cose. Io, in questa settimana parigina ne ho individuati dieci, che ho messo in ordine nella consueta Top-10 post-vacanza.

Oltre a Giulia, c'è anche Pont Alexandre III tra le cose più belle di questa vacanza parigina

1. Montmartre. Eh si, se c'è un quartiere con il quale si può identificare Parigi forse quello è proprio Montmartre, la "terra libera degli artisti". Qui si può dire di stare al centro di un sogno. Forse sarà anche per il nostro ritratto che si siamo fatti fare insieme in Place de Tertre, ma è a Montmartre che ci siamo sentiti sempre più innamorati. È a Montmartre che abbiamo toccato con mano lo spirito bohèmien. È Montmartre il quartiere dei mulini e delle vigne al centro di una capitale europea. A mio parere, senza Montmartre Parigi non sarebbe la Parigi che conosciamo.

Il Sacro Cuore di Montmartre

2. Bouquinistes. Se la Senna viene definita "l'unico fiume al mondo che scorre tra due librerie", il merito è tutto dei bouquinistes, probabilmente i più famosi commercianti di Parigi. Sulle loro bancarelle si può rintracciare di tutto: riviste, cartoline, libri (antichi e recenti), souvenir, stampe, oggetti da collezione. Se armati di pazienza, nei box in legno dipinti di verde collocati su entrambe le rive della Senna si può veramente trovare l'introvabile, dalle edizioni più antiche di libri dei propri autori preferiti - specie se francesi - ai numeri più introvabili di riviste ciclistiche anni '50, cartoline di cent'anni fa, poster del concerto sognato e mai vissuto o il pezzo che manca alla propria collezione di fumetti. I bouquinistes sono parte integrante del panorama di Parigi. Sono fermamente convinto che, oltre all'inestimabile importanza culturale, senza queste bancarelle anche una foto di Notre-Dame vista dal Lungosenna non assumerebbe lo stesso fascino.

I tipici box sul Lungosenna

3. Passeggiare sul Lungosenna. Immaginiamo una coppia di innamorati in visita a Parigi. Immaginiamo una sera d'estate, calda ma solcata da una fresca brezza. Immaginiamo le luci su Pont Neuf o sulla Conciergerie. Immaginiamo il romanticismo di Pont Alexandre III. Immaginiamo i riflessi della Tour Eiffel su una Senna increspata dal passaggio dei bateau mouche. Non ho bisogno di aggiungere altro. È la sintesi del luogo perfetto per una storia d'amore.

L'imbrunire è il momento migliore per una passeggiata sulla Senna

4. Tour Eiffel. Questo non è solo il simbolo di Parigi, ma anche un punto di riferimento, una calamita per gli occhi. Qualsiasi sia la prospettiva dalla quale ci si trovi ad ammirarla non si può non esserne rapiti. Davanti alla Tour Eiffel ci si ferma e non si andrebbe più via. Di giorno, ma soprattutto di sera, quando le luci la trasformano in uno spettacolo assolutamente unico.

Una torre... sfavillante

5. Le fermate della metro. La metropolitana parigina non è intuitiva come quella di Barcellona, non è pulita come quella di Monaco, non gode della stessa tranquillità di Amburgo, ma è sicuramente la più efficiente finora incontrata (in attesa di vedere come se la passa Londra). Ma le parete di alcune stazioni sono a dir poco indimenticabili. Penso alla fermata Tuileries, tappezzata di immagini vintage che scavano nel secolo scorso. Penso alla fermata Bastille, ricoperta di piastrelle dipinte dalle effigi di patrioti francesi. Penso alla fermata Concorde, una specie di Scarabeo su parete. Penso soprattutto alla fermata Abbesses, nel bel mezzo di Montmartre, alla scalinata le cui pareti sono colorate con immagini che più parigine non si può, senza dimenticare l'edicola in ferro battuto che si trova all'uscita, una delle poche ancora originali di fine XIX secolo. Ma penso ovviamente ai pali che riportano l'indicazione Metro, altro che le nostre M. Così come penso alla piastrellatura delle fermate. Non c'è niente da fare, altra storia, altra classe.

Metro old style

6. Gli squares. Non sono piazze, come gli anglofili potrebbero pensare. E non si pronuncia all'inglese (skwɛə(r)), come mi diverte fare, ma alla francese (skwaʁ). Chiamiamoli giardinetti pubblici? Chiamiamoli così. Ma sono qualcosa di meglio, forse perché sono disseminati in ogni area della città. In mezzo alle case e ai palazzi, dietro le chiese, nei luoghi più improbabili. Perché fermarsi in questi giardini può diventare veramente un bel momento di relax e piacere. Indimenticabili lo Square Jean Rictus, vicino alla stazione Abbesses della metropolitana, dove campeggia una enorme parete con le parole "ti amo" tradotte in tutte le lingue del mondo, e lo Square Gabriel Pierné, dove le panchine, a forma di libro, sono il miglior invito alla lettura.
Il più famoso è sicuramente lo Square du Vert-Galant, posto sull'estremità dell'Île de la Cité, ma era troppo affollato per i nostri gusti. Quelli più frequentati, invece, beh... sono sciuramente il giardino delle Tuileries e Place des Vosges. Chiamarli "square" è riduttivo. Ma quello sono, solo un pochino più grandi di un semplice giardinetto.

Lo square a fianco dell'abbazia di Saint-Germain-des-Prés

7. Macarons. Mi sono privato di questa bontà per quasi una settimana intera. E non si può immaginare il rimpianto che ho avuto quando ho scoperto, nel più celebre negozio di macarons di Parigi, Ladurée, che queste prelibate miscele di mandorla, uova e zucchero (più la crema,  ovviamente) sono completamente senza glutine. Uno dei motivi per tornare il prima possibile a Parigi!

Nel negozio di Ladurée in Rue Royale

8. Il palazzo del Louvre. Quanta imponenza, quanta maestria. In ogni suo lato, il palazzo del Louvre, incute rispetto. Per la sua presenza corpulenta, per il suo essere faro nell'urbanistica parigina. Ma soprattutto per ciò che contiene l'omonimo museo, una quantità pazzesca di bellezza artistica dal valore incalcolabile (impossibile non ripensare alla famosa frase "adorna d'opere di artisti incantati" de Il codice da Vinci). L'ala Denon, quella che si affaccia sulla Senna, è anche quella che ha l'onore di ospitare la "galleria degli italiani", uno spettacolare corridoio in cui sono presenti dipinti dei più grandi pittori italiani. Beh, posso garantire che passeggiare di notte, di fianco al Louvre, sapendo cosa giace a breve distanza, fa venire i brividi...

Il lato orientale del Palazzo del Louvre

9. Le facciate dei ristoranti. Anche qui si può dire che si sta parlando di qualcosa molto "parigino" o comunque tipico della cultura francese. Le pareti dei ristoranti (ma anche di altri esercizi come librerie o gelaterie), tutte in legno - ma è poi veramente legno? - e dipinte di colori vivaci, mi riportano indietro nel tempo, ad atmosfere rustiche, a tempi passati, lontanissimi dalla modernità dei giorni nostri. Sono locali questi, che fanno sognare, nei quali innamorarsi è un fatto più che lecito.

Un ristorante della Rive Gauche

10. I cartelli delle strade. Le targhe blu dalla cornice verde, che segnalano le vie di Parigi e l'arrondissement in cui ci trova, sono diventati un souvenir facile da trovare anche nei negozi di Parigi (io stesso ne ho comprato uno...). Ma ci sono altre città con una segnaletica stradale altrettanto irresistibile? Al momento non le ho ancora trovate...

L'inconfondibile segnaletica parigina

Bis bald!
Stefano

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