"In un pomeriggio di quasi primavera, un bambino sta giocando su un prato di Villa Borghese a Roma, sorvegliato dall'occhio vigile dei genitori. Il bambino lascia i suoi giochi perché ha sentito dire che oggi, 19 marzo, si corre la Milano-Sanremo. «Babbo», chiede il bambino, «chi ha vinto la Milano-Sanremo?» Come fa un pover'uomo alla fine degli anni Quaranta, che se ne sta a Villa Borghese a godersi il primo sole di primavera, a sapere chi ha vinto la Milano-Sanremo? Cerca di spiegare la difficoltà a suo figlio, che però non vuole sentire ragioni, ma poi finisce per trovarsi di fronte a un'alternativa: una sonora sculacciata o tirare ad indovinare. Siccome il babbo è un sostenitore ante litteram dell'educazione basata sulla persuasione, sceglie la seconda soluzione. «Coppi, ha vinto Coppi, va bene?» Il bambino torna ai suoi giochi poco persuaso. Ma la sera alla radio sente la notizia: Fausto Coppi ha vinto la Milano-Sanremo. «Come lo sapevi?», chiede il bambino. «Era facile», risponde il babbo, «vince sempre lui...» Da quel giorno il bambino tiene per Coppi, anche se in famiglia sono toscani e quindi bartaliani."
Giancarlo Governi, Il grande Airone
Chi ama il ciclismo non può fare a meno di questo libro, uno dei più completi su colui che è unanimemente riconosciuto come il più grande campione delle due ruote di tutti i tempi. Parlo del Campionissimo, Fausto Coppi. Un grande dello sport italiano in senso assoluto, un mostro in sella ad una bicicletta. Quello che non tutti sanno è la sua importanza nel contesto storico del dopoguerra italiano. Il grande Airone, libro del giornalista ed autore televisivo Giancarlo Governi, mette in luce proprio questo aspetto meno conosciuto agli appassionati. Il grande Airone fu pubblicato per la prima volta nel 1995 e ripubblicato nel 2010 con sostanziali aggiornamenti, che includono le testimonianze di un "certo" Gino Bartali, altro mito delle due ruote.
Proprio con Bartali, Coppi condivise il destino del ciclismo italiano negli anni Quaranta e nei primi anni Cinquanta. La loro fu una semplice rivalità sportiva, se ci si limita a considerare il loro rapporto interpersonale. L'opinione pubblica trasformò la rivalità in un dualismo fra due diverse visioni del mondo - e soprattutto due contrapposte appartenenze politiche: il piemontese Coppi a fianco del Partito Comunista e il toscano Bartali con la Democrazia Cristiana (nonostante entrambi non furono mai iscritti a questi partiti politici). Negli ultimi anni Cinquanta, quando l'Intramontabile Bartali decise di abbandonare le corse, i due si avvicinarono notevolmente sul piano umano, diventando due amici fraterni, accomunati dalle grandi vittorie ma da anche simili tragedie (entrambi persero i fratelli più giovani durante competizioni ciclistiche). I racconti sull'amicizia tra i due grandi fuoriclasse che divisero l'Italia pre-miracolo economico sono una delle parti più riuscite - e commoventi - del libro.
In secondo luogo – ma non meno importante, anzi forse ancora più significativo a livello storico – il libro di Governi mette in luce tutto il bigottismo imperante in quel periodo in Italia. La vita privata di Coppi, le sue vicende extraconiugali con la "Dama Bianca", furono oggetto di discussione in tutta Italia, addirittura a livello politico. A riguardo ne sapevo qualcosa, raccontato dai miei genitori e sentito in televisione a contorno dei racconti delle imprese coppiane. La gogna mediatica che dovette subire Coppi non mi stupì, ma non potevo immaginare che "solo" poco più di mezzo secolo fa, una donna potesse venire rinchiusa in prigione come una delinquente comune per la sola colpa di amare un altro uomo. Un episodio che fa riflettere sull'arretratezza del pensiero comune in Italia.
E poi c'è la storia della sua infanzia, trascorsa nella campagna alessandrina, gli inizi su una bicicletta con cui lavorava da fattorino, le prime corse, la vittoria all'esordio, nel suo primo Giro d'Italia. Il record dell'ora e la campagna d'Africa durante la Seconda Guerra Mondiale. Le grandi vittorie, le doppiette Giro-Tour e il Campionato del Mondo. Se proprio devo trovare una pecca in questo libro è il mancato riferimento ad una delle imprese più belle, la vittoria della Cuneo-Pinerolo nel Giro del 1949, simbolo della sua eterna grandezza. Ma ripeto, ne Il grande Airone è concentrata tutta la dimensione sportiva e soprattutto umana di Coppi. Sono pagine di sport e di vita che emozionano ancora, anche a distanza di decenni.
Proprio con Bartali, Coppi condivise il destino del ciclismo italiano negli anni Quaranta e nei primi anni Cinquanta. La loro fu una semplice rivalità sportiva, se ci si limita a considerare il loro rapporto interpersonale. L'opinione pubblica trasformò la rivalità in un dualismo fra due diverse visioni del mondo - e soprattutto due contrapposte appartenenze politiche: il piemontese Coppi a fianco del Partito Comunista e il toscano Bartali con la Democrazia Cristiana (nonostante entrambi non furono mai iscritti a questi partiti politici). Negli ultimi anni Cinquanta, quando l'Intramontabile Bartali decise di abbandonare le corse, i due si avvicinarono notevolmente sul piano umano, diventando due amici fraterni, accomunati dalle grandi vittorie ma da anche simili tragedie (entrambi persero i fratelli più giovani durante competizioni ciclistiche). I racconti sull'amicizia tra i due grandi fuoriclasse che divisero l'Italia pre-miracolo economico sono una delle parti più riuscite - e commoventi - del libro.
In secondo luogo – ma non meno importante, anzi forse ancora più significativo a livello storico – il libro di Governi mette in luce tutto il bigottismo imperante in quel periodo in Italia. La vita privata di Coppi, le sue vicende extraconiugali con la "Dama Bianca", furono oggetto di discussione in tutta Italia, addirittura a livello politico. A riguardo ne sapevo qualcosa, raccontato dai miei genitori e sentito in televisione a contorno dei racconti delle imprese coppiane. La gogna mediatica che dovette subire Coppi non mi stupì, ma non potevo immaginare che "solo" poco più di mezzo secolo fa, una donna potesse venire rinchiusa in prigione come una delinquente comune per la sola colpa di amare un altro uomo. Un episodio che fa riflettere sull'arretratezza del pensiero comune in Italia.
E poi c'è la storia della sua infanzia, trascorsa nella campagna alessandrina, gli inizi su una bicicletta con cui lavorava da fattorino, le prime corse, la vittoria all'esordio, nel suo primo Giro d'Italia. Il record dell'ora e la campagna d'Africa durante la Seconda Guerra Mondiale. Le grandi vittorie, le doppiette Giro-Tour e il Campionato del Mondo. Se proprio devo trovare una pecca in questo libro è il mancato riferimento ad una delle imprese più belle, la vittoria della Cuneo-Pinerolo nel Giro del 1949, simbolo della sua eterna grandezza. Ma ripeto, ne Il grande Airone è concentrata tutta la dimensione sportiva e soprattutto umana di Coppi. Sono pagine di sport e di vita che emozionano ancora, anche a distanza di decenni.
Bis bald!
Stefano
Giudizio: 9/10 ■■■■■■■■■■
Stefano
Giudizio: 9/10 ■■■■■■■■■■
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