Nel mio ritorno a Berlino, in occasione della maratona, ho voluto approfondire un aspetto che mi era mancato durante la mia prima volta nella capitale tedesca. Volevo vedere il Muro, capire cosa, per trent'anni, hanno visto e patito i berlinesi divisi, comprendere il dramma, toccare un pezzo della storia scritta e studiata sui libri, vissuto ma non compreso perché quando il Muro cadde avevo solo quattro anni. Il Muro oggi non c'è più, ma alcuni tratti sono sopravvissuti, per ricordare al mondo, sebbene in modalità completamente opposte, questa tragedia. Uno di questi, il più preso d'assalto da turisti che molto probabilmente ignorano la rovina del periodo tra il 1961 e il 1989, è quello che viene comunemente chiamato East Side Gallery.
La Trabant che sfonda il Muro |
East Side Gallery: libertà come speranza di pace |
Alcune di queste sono già leggendarie, come il famoso Mein Gott hilf mir, diese tödliche Liebe zu überleben, che raffigura il famoso bacio "fraterno e letale" tra il presidente dell'Unione Sovietica Leonid Brézhnev e quello della DDR Erich Honecker. Oppure il Test the Best di Birgit Kinder, la pittura che raffigura una Trabant (l'auto di stato della Germania Est) sfondare il Muro. Ma questi sono i disegni più celebri. In realtà ognuno delle centocinque opere meriterebbe di essere raccontata, in esse vi è il concentrato dei sentimenti che attraversavano il popolo berlinese e i tedeschi in quegli anni: la voglia di fuggire da una realtà così illogica, il cortocircuito mentale dell'isolamento, la tragedia che annichilisce l'anima, il senso di prigionia nei confini del muro, il desiderio di scavalcare quella barriera, la spersonalizzazione dell'individuo causata da questo carcere ideologico, la frenesia nel voler toccare con mano la libertà, la volontà di ripartire da Berlino per un futuro di pace.
Il bacio tra Brézhnev e Honecker |
La zona in cui sorge questa porzione di muro, nell'area berlinese di Friedrichshain, è in visibile stato di riqualificazione, non è certamente tra le più belle di Berlino. Molte transenne coprono i murales (e rovinano le fotografie), per evitare atti vandalici. Ma, lo sottolineo, una visita alla East Side Gallery è doverosa, anche solo per restare qualche secondo di fronte al Muro, in una delle pochissime parti ancora rimaste in piedi.
L'altra si trova lungo Bernauer Straße, una strada al confine tra i quartieri Wedding e Mitte, ed è conosciuto come il Gedenkstätte Berliner Mauer. Non a caso un piccolo tratto di Muro è rimasto in piedi proprio in Bernauer Straße: se la costruzione del Muro e le conseguenze per i berlinesi furono devastanti, qui appaiono e vengono tramandate in modo assolutamente drammatico.
Ciò che rimane del Muro in Bernauer Straße |
Con il Gedenkstätte Berliner Mauer di Bernauer Straße si illustra l'impatto che ha avuto il Muro di Berlino sulla città stessa, come ha polverizzato lo spazio urbano e annientato vite umane, separando famiglie e amicizie. Racconta la storia di chi ha provato a sfuggire alla morsa della DDR con la fuga verso Berlino Ovest, la storia di chi si è opposto a questo barbaro potere fornendo assistenza a coloro che volevano fuggire. Bernauer Straße era un punto "debole" della cinta muraria che divideva Berlino: successivamente alla costruzione del Muro, molti residenti che vivevano in questi edifici posti lungo il confine delineato dal Muro, decisero spontaneamente di fuggire. Alcuni abbandonarono il loro appartamento scendendo con una corda, altri saltarono in reti di soccorso disposti dai pompieri di Berlino Ovest. Proprio per questo motivo, gli edifici qui vennero evacuati, finestre e porte furono murate. Per fuggire, per cercare la speranza, in Bernauer Straße molte persone sono morte, e altrettante rimasero ferite.
Altissimo |
Mi piace pensare che il memoriale del Muro di Berlino si trovi qui in Bernauer Straße non per un avvenimento fortuito. Qui la popolazione toccò l'apice della ribellione contro la DDR per mezzo di proteste e atti di resistenza. Qui vennero scavati i tunnel più celebri per collegare le due metà di Berlino. Qui l'assurda logica del Muro si fece largo anche tramite la demolizione di una chiesa (!). Qui il cielo venne macchiato dal filo spinato posto in cima al muro. Qui le famiglie lasciarono il bene più prezioso, la loro casa. Qui le famiglie vennero divise: genitori che non rividero più i figli, fratelli che non abbracciarono più sorelle, fidanzati separati per sempre.
Il muro visto dal cimitero di Santa Sofia |
Ora rimane in piedi un piccolo pezzo di muro, il resto è sostituito da sbarre che tracciano la linea in cui esso sorgeva. Stare lì sotto, sotto un muro altissimo che potrebbe coprire il cielo, e pensare come questo non luogo ha separato mondi che erano un'unica entità. Qui passava la metropolitana: ingresso chiuso, sbarrato. Qui gli abitanti del luogo circolavano liberamente: dopo furono divisi, non solo dal muro, ma anche dalla propaganda, in quelli a favore e quelli contro. Dove prima c'era la libera circolazione, dopo ci fu il ricorso ai tunnel (famoso uno costruito nel 1964 che rese possibile per 57 persone la fuga verso Berlino Ovest). Qui la proprietà privata diventò proprietà dello stato. Qui vigeva la libertà, si instaurò un clima di terrore e di continua e spietata sorveglianza. Qui venne addirittura meno il rispetto per i morti seppelliti (nel cimitero di Santa Sofia). Qui ebbe inizio la costruzione del Muro, e così anche la sua distruzione sistematica.
Ogni pallino rosa è un morto che cercava la libertà |
Un piccolo pezzo, a memoria della tragedia, è però rimasto lì, intatto. Per non scordarsi che i muri che l'umanità alza sono destinati a crollare, oggi come ieri.
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