martedì 25 ottobre 2016

È uno stato mentale

La maratona sono i quarantadue chilometri di corsa, le due-tre-quattro-cinque ore di corsa. Ma è soprattutto il percorso lungo settimane, mesi, che porta un atleta a trovarsi davanti alla linea di partenza e dopo sconfinata fatica, a tagliare il traguardo. La soddisfazione è sempre enorme quando si arriva in fondo. Anche quando non tutto va per il verso giusto ma si riesce comunque ad arrivare alla fine. Un po' come è successo a me quest'anno alla maratona di Berlino (vedi racconto): un tempo più alto rispetto alle mie aspettative, frutto di qualche errore nella preparazione ma anche risultante di un piccolo incidente dopo pochi chilometri durante il quale mi sono rotto un osso del piede. Quando va così, le impressioni che ho sentito vive sulla mia pelle madida di sudore, di fronte alla Porta di Brandeburgo, non possono che essere fortissime. In quegli ultimi metri di fatica, dove ho corso più forte che in tutto il resto della corsa, si pensano a tante cose, la mente si trasforma in un vortice di pensieri.
Pensieri che raccolgo qui, un po' così, come mi vengono.
In Straße des 17.Juni, sul traguardo della BMW-Berlin Marathon, ho pensato...

Anche col piede (inconsciamente) rotto, all'arrivo

...alle domande che si fanno quelli che mi vedono correre sotto la pioggia
...alle vesciche multiple sul mignolo dopo ogni seduta
...alla signora che mi guarda stranita con la bici in mano mentre corro le ripetute in salita
...a The rising a tutto volume per poter limare qualche secondo in meno sul passo
...ai 103 trenini rossi che mi hanno superato sulla Mainradweg durante tre mesi di allenamenti
...alle fitte al piede ad ogni curva stretta
...al sudore delle ripetute, alle mezze ore aspettate per togliermi il sudore dal corpo
...alla vecchia che mi chiede indicazioni stradali mentre corro, ma io, affaticato dai chilometri e in preda al fiatone, tiro dritto
...a quel momento in cui, più di due anni fa, promisi a me stesso che sarei ripassato sotto la Porta di Brandeburgo, correndo la maratona di Berlino
...al cuore a mille sulla salita di Bergstraße
...ai miei pensieri negativi dopo la caduta, nei quali credevo fosse tutto finito, e invece...
...ai tre mesi di allenamento e a come in pochi secondi le prospettive cambiano in peggio
...ai brividi di Potsdamer Platz
...agli allenamenti eseguiti con temperature di trentacinque gradi
...a quanto è dura pedalare 50 km dopo un lungo
...ai pugni chiusi e ai denti stretti dopo i trenta chilometri di corsa
...alle rinunce quotidiane a tavola, quando mangeresti un bue intero e bisogna accontentarsi di un piatto di pasta
...al torrido sole pomeridiano sulla faccia, che sì, mi faceva vedere cose che non esistono
...al miglioramento continuo della performance, giorno dopo giorno
...ai volti sofferenti ma entusiasti attorno a me
...alla bambina che mi guarda sorridente mentre corro e con grande tenerezza mi dice hallo! 
...ai cerotti che non fanno presa sul mignolo
...allo scatto di orgoglio in Unter den Linden
...ai capezzoli sanguinanti
...ai bicchierini di amaro non presi perché no, superalcolici è meglio di no, in preparazione
...a quel fiume di maratoneti alla partenza che diventa ruscello dopo quaranta chilometri
...ai secondi sul passo che spero di recuperare nelle discese
...ai sogni di vita e di corsa che si fanno in allenamento
...alla manifestazione di gioia che è la maratona, in una città come Berlino, che ha conosciuto il dramma del Muro
...a quanto duro era quel palo sul quale sono franato rovinosamente
...a Giulia, che ha sopportato ore di allenamenti e chili di canotte e pantaloncini sudati, che mi aspetta a casa e che mi dà forza per arrivare in fondo con i suoi "fai presto"

La dedica conservata per 42 chilometri

...e ancora una volta (l'ottava ormai), come sempre dopo i quarantadue chilometri, a tutti coloro che hanno corso una maratona, o la correranno, una volta almeno nella vita.
Stefano

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