domenica 2 ottobre 2016

Bücher: Da me in poi

"Sono grato al ciclismo, per tutte le opportunità che mi ha dato, per le soddisfazioni enormi che mi ha regalato, insieme alla stima di tanta gente, al benessere e a molto altro. Dicono che il nostro sport sia bestiale, forse è anche vero, soprattutto cinquant'anni fa, con le strade bianche e le bici molto meno tecnologiche di oggi. Ma io ho sempre pensato che andare in miniera fosse molto, molto peggio. Non ho mai dimenticato i sacrifici di mio padre, gli anni di lontananza, molto più duri e difficili da sopportare delle mie lunghe assenze da casa per le corse. È così tanto quello che ho ricevuto che non farò in tempo a restituire altrettanto. Cerco di farlo rendendomi disponibile più che posso. Mi piace ascoltare le persone, essere gentile e affabile, almeno quanto brusco e scostante ero negli anni da atleta. In cambio mi ritorna l'affetto e la considerazione di tutti. E questo mi fa vivere meglio."
Felice Gimondi, Da me in poi


Dopo quattro mesi dall'incontro con Felice Gimondi, in quel di Pinerolo in occasione dell'arrivo del Giro d'Italia, riesco finalmente a leggere la sua biografia, Da me in poi. Una biografia decisamente atipica quella del vincitore di tre Giri d'Italia, un Tour de France, una Vuelta a España e di un Campionato del Mondo: non è un racconto cronologico in prima persona di ciò che il campione italiano ha combinato sulle strade di tutto il mondo a cavallo tra gli Anni '60 e gli Anni '70, no. Non è solo questo. Nella sua biografia, Gimondi si trasforma in una lente nella quale analizza il ciclismo degli ultimi cinquant'anni. Gimondi racconta la sua epoca, dominata dall'eterno duello tra lui e il "Cannibale", il belga Eddy Merckx. Un'epoca costellata di grandissimi atleti che correvano tutto l'anno e non puntavano ad uno-due obiettivi all'anno, gli ultimi anni della fase più romantica del ciclismo "romantico". Per passare poi a dare uno sguardo al ciclismo più moderno, commentandolo con grande onestà e trasparenza.
Nel raccontare il ciclismo che è stato e che è attualmente, si delinea chiaramente il carattere di Gimondi: persona semplice, burbera e leale, senza sfumature, di posizioni nette. Come il rifiuto di certa tecnologia (radioline), l'ammissione di "inferiorità" atletica con Eddy Merckx, il rifiuto della programmazione esasperata della stagione, il suo giudizio sulla vicenda umana di Marco Pantani (sulla quale Gimondi ha voce in capitolo, essendo stato il presidente della squadra in cui militava Pantani nel 2000). Affilato, ma senza arroganza. Da me in poi non è solo il romanzo della vita di un grande ciclista quale Gimondi è stato, ma il racconto di un uomo, con tutti i suoi pregi e difetti. E, nonostante la sua età (Gimondi è un classe 1942), Gimondi ha sempre un occhio puntato al futuro. Futuro che per lui è nella multidisciplinarità - non solo ciclismo su strada, ma anche pista e mountain-bike - un punto di vista molto interessante per chi si vuole affacciare a questo sport.
Da me in poi è sicuramente un bel manuale non solo per chi ama il ciclismo e la sua storia ma anche per chi vuole intraprendere un percorso sportivo. Se si vuole fare sport con profitto, da amatore o da professionista, c'è una sola via, fatta di duro allenamento, passione, fatica e sacrificio, la stessa percorsa con successo da Felice Gimondi.
Bis bald!
Stefano

Giudizio: 9/10 

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