martedì 30 dicembre 2014

Becoming expat: IKEA, amore ed odio

"E soprattutto sii l'eroina della tua vita, non la vittima."
Nora Ephron

Ciao a tutti!
Arrivati a Schweinfurt, e superata la soglia della nostra nuova casa, di domande ce ne siamo poste tante. Quando tante cose cambiano, è naturale che ci siano molti punti sui quali lavorare, e l'arredamento è uno di quelli. Solo mura bianche, una cucina (ben attrezzata) e un bagno. Al resto, abbiamo dovuto pensarci noi. Camera da letto, soggiorno, complementi d'arredo: non è forse la parte più difficile da arredare in una abitazione (il primo posto va alla cucina), ma occupa un buon 70% del nostro appartamento. Farlo in un paese non tuo, incrementa notevolmente le difficoltà.

Il carrello IKEA si guida storto...


Da anime giovani ed intraprendenti, da persone non povere ma senza un "albero di euri" a casa, e tutto sommato per un certo tipo di comodità, abbiamo deciso di arredare la nostra casa con mobili IKEA. Qualcuno potrebbe criticare la scelta di questi mobili, da alcuni ritenuti di bassa qualità. Non posso rispondere a questa affermazione: è da soli tre mesi che li stiamo vivendo e per ora non ci stiamo trovando male. La scelta è dettata da tanti fattori: certamente c'è un motivo economico, ma c'è la voglia di costruire la propria casa insieme, trascorrendo giorni e weekend nel montare i mobili di quella che diventerà la nostra residenza. Un'esperienza quasi formativa, propedeutica, per noi e per la nostra vita insieme. E nonostante il doversi montare i mobili da sé, c'è una qual certa comodità: i mobili IKEA sono uguali tra loro nei quarantatré paesi in cui si possono comprare gli arredamenti della multinazionale svedese. In Italia abbiamo visionato i mobili che più ci interessavano e tramite ikea.com abbiamo programmato gli acquisti che avremmo dunque finalizzato all'IKEA di Würzburg. Mobili svedesi siano, quindi.

Giulia preferisce guidare un carrello vuoto...

Inutile nascondere che lentamente ci siamo innamorati di IKEA. Insomma, più io di Giulia. Ma cinque/sei gite all'IKEA le abbiamo compiute. A tal punto che il motivo migliore per recarsi a Würzburg non era più visitare questa stupenda città, ma andare all'IKEA per gustare una fetta della Chokladkrokant, una torta (addirittura gluten-free!), per me una sorta di attrazione fatale. Troppo buona... Non c'è solo questo, per fortuna: a me questi mobili piacciono veramente molto. Girare (senza esagerare) lungo gli spazi allestiti da IKEA è quasi rilassante, se non fosse per l'incredibile quantità di folla presente. È molto meno rilassante, invece, caricare le pesantissime scatole sul carrello, incastrarle in macchina (a tal punto da dover "relegare" Giulia sul sedile posteriore) tramite improbabili combinazioni, e trasportarle con fatica lungo le anguste scale di casa nostra.

Durante il montaggio del tavolo


Ancora meno rilassante è stato presentarci alla cassa durante la nostra prima visita all'IKEA di Würzburg. Arriviamo in zona casse con un carrello bello pieno di cose pesanti, anche se ora non ricordo che cosa stavamo comprando. Sulla destra c'è una corsia che appare più libera: mio papà ci suggerisce di fiondarcisi. Ci imbattiamo in una ragazza dall'aria tutt'altro che sveglia. Non posso tirarmi indietro, ora. Tutto procede per il meglio fino al momento di pagare. Sono circa 1500 €, mica bruscolini. Ci presentiamo con una carta di credito in mano. Ma, così dice lei, IKEA non accetta carte di credito. Si, tutto vero: gli svedesi non accettano carte di credito. Vanno bene solo le tessere bancomat, ma solo quelle tedesche, che noi non abbiamo ancora. Non ci resta che pagare cash. Fortuna che avevo con me un po' di contante, quello che serviva per pagare la cauzione. Non resta che usarlo, in quel momento, per portarci a casa un po' di mobili. Ma la cassiera non ha l'aria sveglia, dicevo, che ci conta meno banconote di quelle che abbiamo a lei affidato effettivamente. Qui si rischia il caso diplomatico: arriva un'altra cassiera - sicuramente più acuta di quella che il destino ci ha appioppato. E tutto si sistema. Ma i brividi restano.

Il nostro soggiorno IKEA a un mese dal nostro arrivo


Poi viene il bello: montare i mobili. Attrezzarsi di cacciaviti, martelli, trapani e soprattutto dell'avvitatore autoalimentato gentilmente regalatomi da Maurizio. Nonché munirsi di santa pazienza, perché sebbene le istruzioni allegate siano quasi perfette, c'è sempre qualcosa che non torna al meglio come dovrebbe. Non è colpa dell'IKEA ma di muri di qualità discutibile. Ma questo è tutto un altro discorso. Letto, armadio, mobile del soggiorno, tavolo, divano e cassettiere varie; infine, per ultimo, la tanto sospirata libreria, che mette fine ai nostri intensi weekend passati ad avvitare viti e bucare i muri. E finalmente, a poterci godere, con soddisfazione, la nostra casetta tedesca...
A presto!
Stefano

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