martedì 29 settembre 2015

Provateci, capirete

"Ha vintoo! Stefano Baldini ha vinto la madre di tutte le corse! Ha sfinito gli uomini degli altipiani, ha stroncato i guerrieri masai e ha vintoo! Oddio, ma come posso spiegarvi cosa significa veramente. D'accordo, facciamo quello che Galileo chiamava un esperimento mentale. Poniamo che abbiate tra i 30 e i 40 anni. Poniamo che siate sani e abbastanza in forma. Poniamo che uno vi abbia appena rubato il portafoglio e voi stiate correndo a tutta velocità per riacciuffarlo - un centinaio di metri, diciotto secondi - e proprio quando siete sul punto di prenderlo, scoppiate. Ecco, immaginate che mentre voi siete lì con le mani sulle ginocchia, il rumore del sangue nelle orecchie, il vostro ladro continui così per altri cento metri e poi per altri cento e per altri cento ancora, così avanti per 42 chilometri e 195 metri, cioè quattrocentoventidue volte quello che avete appena corso, sempre alla stessa velocità con cui voi stavate per avere un infarto. Bene, il ladro del nostro esperimento è Stefano Baldini, capite? Ovviamente il nostro maratoneta non ha rubato niente a nessuno, ha rivaleggiato con i più forti del momento, ivi compreso il detentore del record del mondo Paul Tergat, e ha vinto nel modo più meritato che si potesse sperare (anche l' incidente capitato allo sportivissimo De Lima a causa di un mitomane non ha influito che di pochi secondi sull'esito della gara). Eppure ho paura che non mi stia ancora spiegando, magari voi state pensando che in fondo si tratta sempre di una corsa: insomma, non è una disciplina tecnica, non è il salto con l' asta, non è il nuoto sincronizzato - Dio, la tv rende tutto maledettamente semplice. Allora proviamo così: un maratoneta di sessanta chili consuma circa 450 litri di ossigeno e perde più di tre litri di liquidi. Compie circa 21.000 passi alla massima velocità consentita dal suo organismo. Al termine dei 42.195 metri la cannibalizzazione delle fibre mitocondriali, subita in uno sforzo pari a 2200 kilocalorie, gli impedirà di camminare eretto per almeno un paio di giorni. Sì, cannibalizzazione, perché, una volta esaurite anche le ultime riserve di glicogeno scovate nel fegato, i muscoli cominciano a mangiare se stessi e lui si ritrova a poter contare solo su ossa e neuroni. A quel punto, chi lo vede da fuori pensa che gli abbiano appena sparato addosso un intero caricatore. È poco tecnico un atleta che sa correre con le ossa e i neuroni? Può sembrarvi rozzo materialismo, ma paradossalmente questi dati sul corpo sono importanti per comprendere lo spirito del maratoneta, il quale fa della propria pratica sportiva una specie di arte marziale, qualcosa che assomiglia a una disciplina interiore più che a un gesto atletico. Baldini si allena dodici volte alla settimana per complessivi duecento chilometri. Ha una perfetta conoscenza di tutto ciò che succede dentro quella macchina pensante che è il suo organismo. Ha educato il proprio metabolismo a fornirgli fin dai primi chilometri una miscela di zuccheri e grassi, cioè l' ideale per fabbricare le quantità sconsiderate di Atp che una maratona pretende. Sa amministrare le proprie risorse, e controllare i nervi, per una gara che raramente finisce prima di due ore e dieci. Non so come dire, la sua tecnica è rarefatta in un gesto più mentale che fisico. È questo che attrae le persone che corrono. E non sto parlando di professionisti, sto parlando delle centinaia di migliaia di italiane e italiani incapaci di resistere un paio di giorni senza una sgambata. Cominciano con qualche chilometro - e il k-way giacca e pantaloni, credendo che sudare faccia dimagrire - e finiscono per correre nove ore alla settimana. Chi entra nel tunnel della corsa difficilmente ne esce. Non è questione di linea - quella di solito è solo la motivazione iniziale -, la corsa, quando attecchisce, diventa un piacere irrinunciabile. Chi corre, chi lo fa abitualmente, tende a confrontarsi con i propri limiti, prova a forzarli, continua a esplorarsi, a conoscersi. Presto o tardi finisce per misurarsi con la maratona. È lì che il runner si trasforma in una specie di samurai senza spada, un guerriero consapevole della propria cosmica fragilità, duro e severo solo con se stesso. La maratona è un obiettivo personale per moltissima gente. Quella di New York è entrata nell'alfabeto visionario dei pubblicitari. Il mondo del running è fitto di relazioni, contatti, siti web per incontrarsi nei parchi e correre insieme. C' è tutta una comunità nascosta che alle otto del mattino, nelle città disabitate delle domeniche d' inverno, calza tutine in lycra e partecipa alle «non competitive». Ma ci sono anche i solisti, uomini che corrono sul bordo strada con l'esclusiva compagnia delle proprie scarpette. Magari qualche volta avrete rischiato di investirne uno. Ora sappiate che poteva trattarsi di un campione olimpico."
di Mauro Covacich, Corriere della Sera, 30 agosto 2004

L'emozione unica di una partenza (fonte: startnummermarkt.de)

Nessun commento:

Posta un commento

LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...