"Non abbiamo mai il coraggio di ridurre a dimensioni umane coloro che il nostro desiderio ha trasformato in ideali."
Sandor Márai, La donna giusta
Quando presi in mano questo romanzo mi ritrovavo pieno di incertezze. Certe volte si capisce dal titolo, dalle prime parole, o anche solo dal tatto, che quello non è il libro che fa per te. La donna giusta è personalmente uno dei migliori esempi di questa sensazione. In realtà, ho trovato un testo interessante, di quelli che mi piace definire un “trattato di filosofia spiccia”, che ha per colonne portanti l'amore e il rapporto tra i ceti sociali.
Márai mette al centro di questa sua opera, essenzialmente ambientata a Budapest in diverse fasi storiche, un triangolo amoroso composto da: marito, prima moglie e seconda moglie. I tre capitoli della vicenda (alla quale segue un epilogo) sono tre monologhi in cui i vertici del triangolo prendono la parola e spiegano la vicenda a modo loro, facendo finta di dialogare con un interlocutore (quasi inesistente). Non sono loro che parlano, ma è la loro mente, il loro cuore. Diventano fiumi in piena in cui riversano tutte le angosce sentimentali ed esistenziali di una vita, si mostrano per quello che sono, descritti con eleganza da Márai che, nonostante un po' di incertezza iniziale, riesce a descrivere perfettamente una storia semplice fatta di personaggi complessi: un tormentato imprenditore, una cameriera scaltra, uno scrittore nichilista.
Complessa è anche l'ambientazione storica del romanzo stesso. È stato infatti pubblicato in tre diverse tornate: la prima risale al 1941 e comprende i primi due capitoli, ambientati nel periodo tra le due guerre; la seconda è del 1949, alla quale Márai aggiunse il terzo capitolo, a mio parere il più importante, ambientato in buona parte durante il secondo conflitto mondiale; con la terza, edita nel 1980, Márai mette fine alla vicenda con l'epilogo che chiude la storia.
Il contesto storico può distrarre ma i sentimenti raccontati da Márai non possono lasciare indifferenti. È l'anima che parla e che racconta le grandi verità taciute dell'amore: la paura di amare e di farsi amare, la capacità di essere felici per ciò che si è e si ha, la passione, la determinazione, l'imperfezione di una relazione, l'incapacità di essere felici perché la felicità, a volte, è qualcosa che si trova un po' più in là.
Bis bald!
Stefano
Giudizio: 7/10 ««««««««««
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