"C'è un tempo per la morale e un tempo per il silenzio, un tempo per la verità e un tempo per l'ipocrisia, un tempo per la poesia e uno per gli scoop. Vedi corridori dalla faccia pulita che vincono tappe a raffica, e raccontano storie di pane, acqua e sacrifici, poi li beccano con le vene in pasta e le fiale sotto il cuscino, allora la cronaca da costume diventa nera, lo stesso giornalista da narratore epico si trasforma in giudice e carnefice impietoso."
Alessandro Dutto, Sangue sul Tour
Ciao a tutti!
Arrivo a casa per il weekend piemontese del Giro d'Italia e cosa trovo in bella vista sul letto che ha accompagnato i riposi di (quasi) una vita intera? Questo piccolo volume, Sangue sul Tour di Alessandro Dutto: un romanzo breve, lo definerei così. I miei genitori, che ben conoscono la mia grande passione per il ciclismo, hanno pensato di farmi questo regalo - forse in occasione della due giorni ciclistica a cui ho assistito direttamente sulle strade della corsa rosa, a Cervinia e sul Colle delle Finestre. Inutile aggiungere che, come spesso mi accade con i romanzi in cui lo sport è il contesto principale, me lo sia bevuto nello spazio di pochi giorni.
Se all'inizio avevo pensato che Sangue sul Tour fosse un'opera di cronaca legata a qualche vicenda della Grande Boucle, ho dovuto ricredermi in fretta. È evidente fin dall'inizio come la storia narrata sia frutto di fantasia: una tragedia come quella raccontata nel primo capitolo e sulla quale si concentrano le indagini non si è mai verificata in una corsa ciclistica. Il tratto interessante della vicenda è nel raccontare come il dramma possa essere conseguenza di una ambizione smisurata e della brama di vincere ad ogni costo. Per arrivare a questo obiettivo si calpestano regole, si scavalca l'etica. Nel ciclismo tutto questo si riassume in una sola parola: doping. La tragedia narrata in Sangue sul Tour è figlia del doping, un fenomeno che nel mondo sportivo è veramente un mostro dalle sette teste che pare impossibile da sconfiggere. La storia che Dutto racconta è inventata, certo, ma vuole rappresentare un monito al mondo dello sport. Si è "liberi" di doparsi, di riempirsi di chimica fino all'inverosimile, ma tutto può portare a conseguenze abnormi, impossibili da prevedere, la morte in ogni sua forma.
Per raccontare questo non c'è niente di meglio di utilizzare una scrittura scarna ed essenziale. Il libro è un dialogo costante tra le persone coinvolte nella vicenda, tramite serratissimi scambi di veduta. Un capitolo alla volta, gli inquirenti passano al setaccio le varie piste battute per smascherare l'assassino, dal terrorismo islamico a quello basco, fino alla vendetta privata. Per poi scoprire che la grande sconfitta parte dall'inarrestabile desiderio di vittoria. Ad ogni costo.
Arrivo a casa per il weekend piemontese del Giro d'Italia e cosa trovo in bella vista sul letto che ha accompagnato i riposi di (quasi) una vita intera? Questo piccolo volume, Sangue sul Tour di Alessandro Dutto: un romanzo breve, lo definerei così. I miei genitori, che ben conoscono la mia grande passione per il ciclismo, hanno pensato di farmi questo regalo - forse in occasione della due giorni ciclistica a cui ho assistito direttamente sulle strade della corsa rosa, a Cervinia e sul Colle delle Finestre. Inutile aggiungere che, come spesso mi accade con i romanzi in cui lo sport è il contesto principale, me lo sia bevuto nello spazio di pochi giorni.
Se all'inizio avevo pensato che Sangue sul Tour fosse un'opera di cronaca legata a qualche vicenda della Grande Boucle, ho dovuto ricredermi in fretta. È evidente fin dall'inizio come la storia narrata sia frutto di fantasia: una tragedia come quella raccontata nel primo capitolo e sulla quale si concentrano le indagini non si è mai verificata in una corsa ciclistica. Il tratto interessante della vicenda è nel raccontare come il dramma possa essere conseguenza di una ambizione smisurata e della brama di vincere ad ogni costo. Per arrivare a questo obiettivo si calpestano regole, si scavalca l'etica. Nel ciclismo tutto questo si riassume in una sola parola: doping. La tragedia narrata in Sangue sul Tour è figlia del doping, un fenomeno che nel mondo sportivo è veramente un mostro dalle sette teste che pare impossibile da sconfiggere. La storia che Dutto racconta è inventata, certo, ma vuole rappresentare un monito al mondo dello sport. Si è "liberi" di doparsi, di riempirsi di chimica fino all'inverosimile, ma tutto può portare a conseguenze abnormi, impossibili da prevedere, la morte in ogni sua forma.
Per raccontare questo non c'è niente di meglio di utilizzare una scrittura scarna ed essenziale. Il libro è un dialogo costante tra le persone coinvolte nella vicenda, tramite serratissimi scambi di veduta. Un capitolo alla volta, gli inquirenti passano al setaccio le varie piste battute per smascherare l'assassino, dal terrorismo islamico a quello basco, fino alla vendetta privata. Per poi scoprire che la grande sconfitta parte dall'inarrestabile desiderio di vittoria. Ad ogni costo.
Bis bald!
Stefano
Giudizio: 8/10 ««««««««««
Stefano
Giudizio: 8/10 ««««««««««
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