La prima tappa dell'Alta Via dei Camosci è stata portata termine con successo, con molto sudore e fatica: sette ore circa di cammino, con 1700 metri di dislivello in salita e altri 800 in discesa.
Inizio il post con la risposta alla domanda di molti: come sto? Stanco, questo è ovvio. A parte questa considerazione ovvia e banale, ho il collo a pezzi, frutto dei ventuno chili sulle spalle. E poi i talloni un po' provati, ma nessuna bolla, o vescica, per ora. Giusto per non farsi mancare nulla, domani c'è la tappa più lunga: previste più di nove ore di cammino. Con la salite alla Sella di Monte Specie, alla Sella Popena e la conclusione al Rifugio Vandelli, questa frazione non può solo considerarsi lunga, ma anche assai faticosa.
Pascoli paradisiaci... |
La mia mente è già proiettata a domani, com'è giusto che sia, considerando la sua difficoltà. Ma è doveroso fare un passo indietro ad oggi, alla prima frazione. Un lungo viaggio tra le Dolomiti più sconosciute per me, si potrebbe definirlo: Picco di Vallandro, Croda Rossa, Cristallo, Val Pusteria, Val di Braies.
Si comincia da Villabassa con una lunghissima salita, a tratti veramente devastante: non basta un fitto lariceto per attenuare il caldo di oggi e la pendenza micidiale del sentiero. Sul finale del sentiero che porta al primo scollinamento, la Forcella Serla, le pendenze si addolciscono. Anche la fatica sembra che se ne vada: forse le svariate pause per immortalare i panorami della Val Pusteria mi danno una mano. Il panorama cambia completamente da quel momento, ed è totalmente dominato dal Picco di Vallandro, monte che aggirerò per il resto del giorno, fino all'arrivo al rifugio che dallo stesso prende il nome. Il Picco di Vallandro: monte finora a me sconosciuto, mi ha regalato pregevoli scorci di ambiente alpino: da una parte la calma che viene infusa da pascoli incontaminati, dall'altra la severità delle pareti nordoccidentali. Severità che stride con la dolcezza del versante meridionale: idea per una prossima vacanza in Dolomiti.
Tramonto sul Cristallo |
La Forcella Serla è solo la prima di una lunga serie di salite: ne seguono altre quattro: Passo Serla, Forcella Flodighe, Forcella Vallettina e Forcella della Chiesa. Nessuna di questa è terribile, la quota è sempre all'incirca uguale. A logorare è il continuo saliscendi che caratterizza questo tratto di sentiero. Senza dimenticare la difficoltà tecnica del percorso, con i ghiaioni dolomitici non si scherza, vanno sempre affrontati con la massima attenzione.
Tramonto anche sui pascoli di Prato Piazza |
Aggirare il Picco di Vallandro vuol anche significare una ricca scelta di ampie visuali: la Croda Rossa, il Cristallo, i Cadini di Misurina. E sembrano sempre lì a due passi da te. Potere della verticalità dolomitica... E, superata la Forcella Flodighe, anche le Tre Cime di Lavaredo. Quando meno te lo aspetti, loro compaiono all'improvviso, con tutto il loro potere magnetico. Nel camminare le cerchi, e riprendi il tuo percorso con un certo piglio solo quando sei conscio che non le avrai più davanti a te per un po'.
Finalmente arriva il primo meritato riposo, al Rifugio Vallandro. Sullo sfondo il gruppo del Cristallo |
Arrivare al Rifugio Vallandro è comunque una liberazione... Terminati i ghiaioni sul lato occidentale del Picco di Vallandro, impegnativi perché richiedono concentrazione. Si entra nei pascoli di Prato Piazza e quindi in quelli dell'Alpe di Vallandro. Il gruppo del Cristallo ancora notevolmente innevato è una gioiosa cornice. Per gli occhi, non per le gambe. Le dune erbose sembrano non avere fine. Poi inizia ad intravedersi il rifugio, e lì comincia un'altra storia, quella del riposo, della serenità del rifugio. E anche di una buona cena.
E la neve? Non pervenuta, quasi. Il segnale premonitore me l'ha fornito lo stato dei torrenti minori della Val Pusteria. Poca acqua nei loro alvei, sinonimo della poca neve che deve ancora sciogliersi. Ed infatti, la neve incontrata è stata proprio pochina ed era concentrata in alcuni sparuti nevai, peraltro già calpestati, tra la Forcella Flodighe e la Forcella della Chiesa.
Prati in fiore all'ombra del Picco di Vallandro |
E ora, tempo di relax. Per le gambe, basta il letto della camerata. Per la mente, il tramonto favoloso di questa giornata. Quello che solo la montagna sa regalare...
Buonanotte a tutti,
Stefano
Amore, nemmeno una foto... <3
RispondiEliminaBlogger fa schifo, amore. Con le foto non pubblicherei... Giovedì dovrei poter caricare qualche foto ;-)
RispondiEliminaBello che sei!
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