domenica 7 luglio 2013

Il rifugio all'improvviso

Ciao a tutti!
Anche la sesta tappa è terminata, già qualche ora fa, in questo incontaminato scrigno della natura in cui si trova il Rifugio Casera di Bosconero. Sicuramente uno dei rifugi più affascinanti che abbia mai visto: si trova immerso nella foresta, sotto il gruppo del Bosconero, in una piccola radura dalla quale si domina la Val Zoldana a ovest e la magnifica muraglia rocciosa composta (da nord verso sud) da Sfornioi, Sasso di Bosconero, Sasso di Toanella e Rocchetta Alta.

Eccolo, il Rifugio Casera di Bosconero!


La frazione di oggi è cominciata con il saluto finale al Cadore, terra che mi ha ospitato per ben quattro giorni e che mi ha regalato istanti che porterò sempre con me. Il commiato sul Monte Rite, ove la visuale si allarga a tutta la valle del Boite, dal Pelmo all'Antelao. E non solo, ma questi, con le Tofane e il Cristallo sono i gruppi più significativi del Cadore. Non è facile andarsene, ma bisogna farlo. Un'altra tappa, altre salite e altre discese mi aspettano.
Si comincia in relax, con la lunga discesa dal Monte Rite, tramite una carrozzabile di sei chilometri circa, per buona parte tra gli alberi, ma che non disdegna di regalare qualche pregevole scorcio sulla Val Zoldana. Un veloce caffè al Rifugio Remauro, (posto sulla Forcella Cibiana, al termine della discesa) e poi via per la salita di giornata.

Ultimo saluto al Pelmo dal Monte Rite


Il percorso ufficiale dell'Alta Via n.3 delle Dolomiti prevederebbe lo scollinamento della Forcella de le Ciavazole. Non sarà questo il percorso che seguirò: la guida dell'Alta Via lo sconsiglia in quanto definito pericoloso e anche i rifugisti del Casera di Bosconero mi avevano segnalato ciò. Escursionisti incontrati lungo il sentiero mi hanno poi spiegato che la discesa dalla Forcella de le Ciavazole è completamente sparita, portata via dalla neve. E anche un'escursionista l'anno scorso era caduta facendo trecento metri di discesa rotolando (non mi hanno poi detto che ne è stata...). La sezione locale del CAI ha provato a metterlo in sicurezza, con scarsi risultati.
L'alternativa è la Forcella de le Calade, e capirò perché è un'alternativa. Il panorama non si discute, ma il percorso della discesa è veramente tecnico e nervoso. Non eccessivamente pericoloso, ma molto ripido e capace di farti acquisire parecchia velocità. Anche il terreno non facilita la discesa. Insomma, arrivo in fondo con le gambe a pezzi. Capita, a volte le discese sono più distruttive delle salite.

Il circo roccioso attorno al paradiso del Rifugio Casera di Bosconero


Arrivato in fondo alla discesa, mi trovo in una valle franata, dalla quale devo risalire, attraverso la foresta, per raggiungere il rifugio. Le linee rosse sugli alberi tracciano la via, un percorso che fortunatamente è in salita. Anche qui sembra non si finisca mai. Quando meno te lo aspetti, il sole inizia a filtrare tra gli alberi: sono arrivato! Come detto precedentemente, il rifugio si trova in una piccola radura all'interno della foresta. Ed è una vera e propria oasi: prati verdi, pini rigogliosi e montagne perfette, bambini che giocano e famiglie che mangiano felici (dimenticavo, è domenica, oggi).
All'arrivo il cielo è parzialmente nuvoloso. Una volta lavato e riposato esco dalla camerata (anche quest'ultima, suggestiva e calorosa) e il sole splende sul Bosconero. E questa meraviglia delle Dolomiti, finora sconosciuta per me, si rivela in tutta la sua bellezza.
A presto,
Stefano

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