Solo la compagnia, stavolta. Solo la compagnia a salvare la serata. Perché serata più "storta" di quella di ieri proprio non poteva esserci.
La meta del martedì era Punta Aquila, solido baluardo tra la Val Chisone e la Val Sangone. Sinceramente, ero molto perplesso sul partecipare al tradizionale appuntamento del martedì sera. Da poco ho finito la cura antibiotica e ovviamente non potevo essere al 100%, preservarsi non sarebbe stato male: i Pirenei si avvicinano. In secondo luogo, ci sono sempre un sacco di impegni da sbrigare (come sempre, quando si avvicina una partenza), a maggior ragione quando stai fermo, a casa in mutua, per qualche giorno. Per concludere, le previsioni meteo non erano delle più confortanti. A mezzogiorno le fidate previsioni meteo segnalavano per il comune di Giaveno pioggia e grandine per le 17. Insomma, c'erano tanti buoni motivi per evitare di salire a Punta Aquila. Dall'altro canto, questo era l'ultimo martedì della stagione estiva. Fare ancora una salita insieme prima dei Pirenei, ancora una cena in compagnia prima di agosto. E, da parte mia, anche scambiarci qualche idea prima di venerdì sera, data prevista per la partenza per i Pirenei.
Un po' di sole fa capolino sulla Val Sangone |
Mi dirigo velocemente verso la meta di giornata. Almeno, ci ho provato. Personalmente, non ci sono mai andato e, dalle informazioni che ho a disposizione dalla consueta mail informativa, so che si parte dall'Alpe Colombino, sopra Giaveno. Guardo velocemente la mappa prima di uscire, ma decido di affidarmi comunque al navigatore, quel diabolico oggetto che sarà la prima nota stonata della serata. Già, giunto alla frazione Pontepietra, imbocco fatalmente una strada che si rivelerà il percorso sbagliato. Salendo, diventa sempre più stretta, poi sterrata... Eppure il navigatore continua a indicarmi questo percorso. Proseguo tra buche, curve strettissime su carreggiate ancora più anguste, in cui il clacson è d'obbligo. Scorre lungo la visuale del parabrezza qualche borgata. Beh... "borgata" è un parolone, in realtà sono case diroccate, praticamente massi e pietre accatastati, dai quali spunta timidamente qualche ortensia nel pieno della fioritura. Voglio vedere dove arriva, magari mi porta veramente all'Alpe Colombino, tramite una strada alternativa. E intanto i minuti passano: quando la sede stradale diventa quasi totalmente erbosa e il navigatore mi segnala "giunto a destinazione" capisco (illuso che sono...) che devo fare dietrofront. Intanto sono già le 18.30 e l'appuntamento con il resto del gruppo si è già volatilizzato. Inizio la discesa (senza sapere dove fosse veramente la meta di partenza che dovevo raggiungere) e la affronto in stile Colin McRae, con una mano sul volante e l'altra sul clacson. Raggiungo Pontepietra e non faccio altro che salire lungo la strada con la carreggiata più ampia. Salgo, salgo... fino a raggiungere un ampio piazzale. Che sia questa l'Alpe Colombino? C'è un ristorante, e uno sparuto gruppetto di vecchi al suo uscio. Chiedo loro se sono arrivato nel posto giusto ma la risposta che mi danno non è delle più confortanti: "Più in là tanto non puoi andare". Vedo però quello che Silvia mi ha descritto come uno "stradone sterrato" che si diparte dal piazzale e in più vedo alcune automobili parcheggiate, secondo me sono quelle dei miei compagni.
Loading...temporale! |
Ma quando poi ci si ritrova, bagnati, non si sa bene se per la pioggia o per il sudore, si è tutti contenti. La compagnia c'è, come sempre, ed è ottima, si ride e si scherza in continuazione. E la cena di chiusura dei martedì è il degno epilogo alla serie delle serate "powered by CAI Uget", tanto per utilizzare un'espressione coniata dalla vulcanica Silvia. Al ristorante c'è chi aspetta un'ora il proprio piatto, ma tutto sembra passare in secondo piano, siamo tutti quanti allegri. Come non esserlo, d'altronde, quando si va a rivangare gli istanti più belli delle gite insieme. E poi un bel bicchierino di mirto, offerto dal ristorante, aiuta a dimenticare anche la pioggia più fitta. Alla fine, tutto ciò che non ha funzionato (soprattutto per il sottoscritto), la strada sbagliata e il meteo non favorevole, non vengono che dopo il clou della serata, il ritrovo di persone che hanno in comune la medesima passione.
La montagna unisce, la montagna rallegra, la montagna aiuta a vivere bene, sempre, anche quando non fila tutto liscio. Viva la montagna!
A presto e buona serata!
Stefano
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