lunedì 1 luglio 2013

Prima stazione: Dobbiaco

Ciao a tutti! Dunque ci siamo: ancora poche ore, una notte di riposo e poi si comincia con la prima avventura estiva dell'anno, l'Alta Via n.3 delle Dolomiti (o dei Camosci). Sono giunto nel tardo pomeriggio a Dobbiaco, dopo una lunga trafila, fatta di bus, linee e coincidenze, tre per l'esattezza. È sicuramente la parte che probabilmente meno gradirò di questo viaggio, dato che è quella in cui mi sento meno sicuro. O almeno, io mi sento tale.


I viaggi che mi hanno portato da Belluno a Calalzo di Cadore, quindi a Cortina d'Ampezzo e infine a Dobbiaco mi hanno dato modo di valutare la condizione dei pendii dolomitici quanto alla presenza di neve, l'incognita più evidente di questa Alta Via. Proprio la neve ha messo in dubbio la mia partenza per Dobbiaco. Non solo, mi ha anche costretto a pianificare percorsi alternativi nel caso di essere impossibilitato a percorrere quello originale. Specie per le tappe potenzialmente più ardue, quella di domani al rifugio Vallandro, e quella di giovedì con arrivo a Borca di Cadore. Tutto sommato la situazione non mi è sembrata disastrosa. Un po' di neve c'è, ma è concentrata particolarmente nei canalini più scoscesi (un po' ovunque) o in zone notevolmente ombreggiate (particolare notato specialmente sul Cristallo). Il mio ottimismo è frutto di due dati di fatto: ho potuto osservare il versante nord-ovest del sentiero che percorre il perimetro delle Tre Cime di Lavaredo (ad una quota di circa 2300 metri) ed è completamente sgombro da neve. In secondo luogo, il Monte Elmo che posso vedere da Dobbiaco, alto 2433 metri, è quasi completamente spoglio, privo di neve. Io, quella quota, non la toccherò in tutta l'Alta Via. Motivi per pensare positivo.


Salire da Belluno a Dobbiaco è come ripercorrere tutta un'Alta Via in due ore... Scorrono davanti agli occhi monti da leggenda. Si inizia con il Pelmo, con le Cinque Torri e l'Averau. Poi le Tofane da una parte e il Cristallo dall'altra. E poi la Croda Rossa. E quindi loro, le Tre Cime di Lavaredo, immense come sempre e forse ancora più magiche viste da Carbonin. Si riceve sempre un colpo al cuore alla vista di questi monti. Speriamo che la visione celestiale possa ripetersi. C'è bisogno di bel tempo, ora... Buonanotte a tutti, Stefano

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